
Buongiorno, a distanza di 3 e 2 anni dalle mie precedenti lettere riguardanti la fantastica situazione dei verde in ospedale, devo mio malgrado gettare la spugna perché l’ignoranza in materia ha superato ogni ragionevole limite sopportabile dall’umana intelligenza.
Lasciamo stare i 2 vasi all’ingresso che a dire che sono ridicoli non ci vuole il direttore del fu circo Barnum, infatti se ben si ricorda la popolazione le precedenti Thuie Auree a cavatappi furono lasciate morire in quanto la fatica per bagnarle non l’ha fatta nessuno e adesso abbiamo due cespuglietti di Buxus comprati a Lilliput che fanno da contorno ai mozziconi, lattine e bottiglie vuote che i benpensanti vi lasciano come ricordo!
Uscendo per un attimo dal tema “verde”, vorrei invitare la cittadinanza a visionare il “favoloso” totem sugli scaloni dell’ingresso di via S. Cremonesi; per sistemarlo gli avranno già piazzato almeno 300 martellate ma piuttosto che cambiario e spedirlo al museo degli orrori lo lasciano li in bella vista, a Lodi è nota infatti la cultura del bello che si richiama a Dostoevskij.
Voglio concludere con la ciliegina sulla torta, cioè la “desertificazione” del giardino sempre di via S. Cremonesi.
Come tutti coloro dotati di vista avranno avuto modo di vedere, ormai tutte le piante ad alto fusto sono sparite perché I’ accurata manutenzione è andata oltre ogni limite e le essenze hanno ringraziato passando a vita migliore, meglio morire che essere curate cosi!
Resta ora un gruppo di 3 cedri vicino al vecchio ingresso che ce la stanno mettendo tutta per rimanere rigogliosi ma se qualche missionario non gli toglie l’edera che ormai li ha invasi tra poco saluteranno anche loro questa valle di lacrime completando la desertificazione sopracitata. Ora, se è vero che 1+1 fa 2, sarà mai possibile che i dirigenti che nel 110% dei casi raggiungono gli obiettivi che si sono proposti che gli rendono lauti compensi extra, non riescano a vedere queste cose, un bel giardino potrebbe essere un biglietto da visita per chi viene da fuori e per chi è ricoverato visto che all’epoca c’erano anche le panchine per poter prendere un po’ di fresco.
Questo mio scritto sarà l’ultimo perché di mio ho come motto “il presto non va a casa dei tardi” e se per capire che certe cose non vanno bene e ci vuole un triennio con conseguente peggioramento di una situazione già scandalosa, lascio l’ardua sentenza ai posteri.
Allego un paio di foto che documentano quanto sopra descritto. Sperando in tempi migliori, porgo distinti saluti.
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