Un’attività che non deve essere sporcata dalle polemiche

Gentile direttore,sono davvero sbigottito di fronte alla violenza delle polemiche che in questi giorni si è scatenata contro la direttrice della Casa circondariale Stefania Mussio. Non vorrei entrare nelle problematiche amministrative che riguarderebbero, così si legge, straordinari non pagati o turni di servizio massacranti, ma frequentando da qualche anno il carcere di Lodi come volontario conosco bene l’impegno, la dedizione e la sensibilità che la dottoressa Mussio mette nel suo lavoro che, ricordiamolo, è teso al recupero delle persone che hanno dei conti in sospeso con la società. Nonostante le scarsissime risorse messe a disposizione dal Ministero, il carcere di Lodi è un crogiuolo di iniziative, principalmente tese al benessere dei detenuti, ma anche a favorire il rapporto tra carcere e società esterna. Nel carcere si svolgono manifestazioni sportive, corsi di musica, di lettura, di lingua italiana per stranieri, cineforum, concerti, corsi di famigliarità tenuti da psicologi per aiutare i detenuti a rapportarsi con i loro bambini e le loro compagne. Proprio perché è dalla solidità dei rapporti famigliari che parte il recupero delle persone. Dal carcere escono ogni giorno una decina di persone che hanno i requisiti per lavorare all’esterno e altre potrebbero farlo se ci fossero nuove opportunità di lavoro. Dal carcere nascono iniziative importanti per parlare alla città: negli ultimi due anni sono stati realizzati 3 spettacoli, l’ultimo dei quali per raccogliere fondi per le mense dei poveri. Sono state circa 2000, tra cittadini e studenti, le persone che hanno potuto vedere e ascoltare la realtà del carcere di Lodi. E non dimentichiamo il giornale Uomini Liberi ospitato dal suo quotidiano, che dà voce ai detenuti, e il laboratorio di pasticceria, tanto apprezzato dai lodigiani. Tutto ciò non sarebbe possibile senza l’impegno generoso del comandante e del personale di polizia penitenziaria e se attorno alla direttrice non si stringessero ben 55 volontari, singoli come me, o in rappresentanza di 7 associazioni, che con tenacia e voglia di fare si impegnano ad alleviare le sofferenze delle persone detenute e a favorire il loro percorso riabilitativo. Mi chiedo se un’attività di così alto profilo possa davvero essere sporcata dalle argomentazioni, talune di livello davvero basso, che si leggono dalle pagine del giornale. E se il vero problema sono i turni pesanti e gli straordinari, allora dico che questo è un problema comune a tutti coloro che svolgono un lavoro di servizio. Anche mia moglie, medico ospedaliero, è alle prese con turni massacranti e straordinari non pagati: ma né lei né i suoi colleghi si sognano di chiedere le dimissioni del primario. I grandi progetti sono realizzabili solo con il sacrificio e la collaborazione di tutti.

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