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Mercoledì 04 Gennaio 2017
Una frazione sempre lontana, anche dalla rete fognaria...
Ehi! Ci sono anche io! Sono piccola, ma ci sono! Il timidissimo grido di aiuto sembra echeggiare da quel piccolo agglomerato di case che è, oggi, la Frazione Riolo. Piccola, certo, conta circa duecento anime (cento anni fa erano 227…). Timida, sicuramente: a solo un chilometro dal centro abitato del Capoluogo, ma così dispersa nella campagna Laudense, soprattutto da quando è stata realizzata una bretella stradale, pomposamente definita “tangenziale”, che ha finalmente risolto il problema del passaggio dei mezzi pesanti, ma allo stesso tempo ha relegato all’oblio questa zona di Lodi. Nelle nebbiose giornate d’inverno, poi, la Frazione scompare del tutto alla vista del viaggiatore, nascosta dietro ad un pesante sipario di umidità.La nebbia, l’umidità: l’acqua. Elemento ricorrente della zona, a partire dal proprio nome: Riolo, piccolo Rio, un corso d’acqua appunto, vicino al quale nacque, alla fine del XIII° secolo, un monastero di suore dell’Ordine Cistercense e del quale ancora oggi rimane vago ricordo nella Cascina Riolo: il bene risulta, infatti, catalogato tra i Beni Culturali della Regione Lombardia.Per i secoli successivi è stato un continuo susseguirsi, di acquisizioni, passaggi di proprietà, conferimenti di feudi, a dimostrazione dell’interesse che rivestiva questo fertile territorio. Qui, grazie al nostro celebre concittadino Paolo Gorini, venne costruito il “Crematojo Lodigiano”, primo nel suo genere! Sempre qui, nel 1838 per ricordare l’incoronazione dell’Imperatore Ferdinando d’Austria, fu costruita la strada della Fontana (di nuovo, l’acqua…), l’unica strada di Riolo! Già, L’unica strada della Frazione, non ci sono altri indirizzi, altre vie! Mi immagino, romanticamente, il giovane postino un po’ impacciato in sella alla sua bicicletta, che si trova con una borsa colma di lettere dove cambiano tutti i nomi, ma l’indirizzo è sempre lo stesso: Strada della Fontana, Riolo.Si, l’immagine è romantica, ma siamo, ormai nel 2017. Gli abitanti non sono più solo “anime” e non sono nemmeno più tanto “timidi”. La loro voce c’è e si sente, si tratta solo di ascoltarla e, soprattutto, prenderla in considerazione seriamente. Per questo il nostro gruppo, guidato da Lorenzo Maggi, ha deciso di fare tappa a Riolo, la mattina di sabato 17 Dicembre, con il gazebo della campagna di ascolto #ProposteperLodi che è iniziata a maggio 2016 con l’obiettivo di coprire tutto il territorio comunale, frazioni comprese.Mattina nebbiosa, fredda: poche persone inizialmente si avvicinavano al nostro gazebo, una esitazione giustificata da anni di mancanza di presenza e interesse da parte dei lodigiani “della Città”; presto, però, grazie al veloce passaparola tipico delle comunità più unite e forti, si è creata una piccola folla di residenti, dove ognuno voleva intervenire, partecipare, farsi sentire: scarsa illuminazione pubblica, strada “Bergamina” pericolosa per la mancanza di rallentatori di velocità, assenza di toponomastica, assenza di una (vera) linea veloce ad Internet, ecc. Non sono le “grandi opere” quello che vuole la gente, ma piccoli interventi per rendere meglio vivibile la zona in cui si vuole abitare. Altrimenti, mancando servizi essenziali, è quasi naturale che la gente tenda a scappare e vadano a sparire importanti e utili realtà come bar, tabaccheria, botteghe... tutte attività che c’erano, a Riolo, e ora? Ma soprattutto, domani? Siamo rimasti piacevolmente colpiti dal calore con cui siamo stati accolti, ci hanno offerto un thermos di caffè caldo (ringrazio ancora), ma soprattutto ci ha colpito lo spirito combattivo di molti residenti che non intendono mollare di fronte alle richieste cadute nel vuoto o, peggio, opere lasciate incompiute: ne è esempio lampante la questione, tuttora irrisolta, dell’allaccio alla rete fognaria cittadina, la cui conclusione non è ancora, al momento, definita e chiara per molteplici ragioni.Sembra quasi anacronistico, ma ad oggi, alcune zone di Lodi devono ancora affidarsi alle fosse biologiche, accollandosi i relativi costi di gestione, a causa della mancanza di una rete che i tecnici chiamano delle “acque nere”. Bianca o nera che sia, torna ricorrente il tema dell’acqua…
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