Un milione di euro di “buco”: i sindaci non sanno che c’è la Corte dei conti?

Gentile direttore, ho letto attentamente quanto da voi pubblicato circa la situazione del Consorzio di Formazione Permanente di Casale. Secondo quanto voi scrivete, il totale del deficit, tra disavanzo e debiti fuori bilancio, arriva a un milione 100 mila euro. Un “rosso” da far impallidire. E non sarebbero state concretizzate iniziative di revisione contabile completa né azioni legali per la tutela dell’ente (!). L’unica voce che “canta” fuori dal coro è quella del sindaco di Casale, Flavio Parmesani, ovviamente peroccupato per quanto sta avvenendo (ha rilasciato al vostro giornale la dichiarazione:«Sul valore socio-educativo e formativo del Cfp, nulla da dire, ma le perplessità sulla gestione rimangono e forti: ci aspettavamo un deciso cambio di passo che invece non vediamo»). Sempre secondo l’articolo del «Cittadino», la revisione dei conti avrebbe fatto emergere un disavanzo di 664 mila 755,41 euro con debiti fuori bilancio per 210 mila 254,54 euro certificati al 2012, e altri debiti non finanziati per 182 mila 429,03 euro riferiti agli esercizi 2009,2010 e 2011. Una somma da far tremare i polsi. Se l’assemblea dei soci del Consorzio di formazione professionale è formata dai sindaci dei comuni di Lodi, Casale, Codogno, San Martino in Strada e Tavazzano, cosa hanno fatto questi ultimi per bloccare il disavanzo?Non sanno che esiste una Corte dei conti che, qualora riscontrasse inadempienze gestionali (e di controllo) potrebbe chiedere agli stessi la restituzione in solido di talune somme? Ho letto con attenzione i loro “Brindisi” pubblicati sul «Cittadino» e non vi ho riscontrato il minimo accenno. Dormono, di notte, questi sindaci, sapendo che il proprio comune è socio del Cfp di Casale e che questo ha un buco di oltre un milione di euro? E i rispettivi consigli comunali cosa dicono di tutto questo?Gentile direttore, sono un dipendente del Cfp, allego alla presente tutte le mie generalità compreso l’indirizzo di casa e i numeri di telefono. Le chiedo però, qualora decidesse di pubblicare questa mia, di non rendere noto il mio nome e cognome.

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