Tutti coinvolti per riuscire a modificare la situazione

Fra i tanti particolari, commoventi, raccapriccianti o semplicemente di cronaca,che abbiamo letto o sentito alla tv e sui giornali a commento e corredo dell’immane tragedia di Lampedusa, uno mi ha particolarmente commosso sino alle lacrime: quello della mano di un bambino che sporgeva da un sacco funerario allineato accanto a decine di altri nell’hangar dell’aeroporto di quell’isola sulla via di mezzo, che si merita il Nobel per la Pace.Poche immagini, credo, suscitano più tenerezza di una mano di un bambino aperta, protesa verso l’adulto in cerca di protezione e sicurezza. Quante volte l’abbiamo afferrata, quante volte l’abbiamo stretta rassicurando quella piccola creatura, fosse nostro figlio o nipote, un amico o un alunno, o , per l’appunto, semplicemente un bambino.Niente, di converso, fa più tristezza ed orrore di una piccola mano fredda, sporca di nafta che spunta da un telo che probabilmente contiene la mamma che non ha potuto proteggerlo. E nessun altro ha potuto ( o voluto) afferrare quella mano disperatamente in cerca di aiuto. Chiaramente quel “voluto” non è riferito ad alcuna persona fisica; nessuno,pur malvagio che sia,potrebbe arrivare a tanto.È un riferimento generale,ma non generico, rivolto a tutti,dove ciascuno (anche noi) ha la sua parte di responsabilità.Ci si affanna in simili frangenti a trovare chi ne ha di più: se l’Europa che non sostiene l’Italia in questo compito immane; se la legge Bossi-Fini che non predispone all’accoglienza; se una politica buonista che alimenta illusioni e sbarchi che poi non sa gestire, ecc. Forse un po’ tutte queste sono concause, alla base delle quali mi permetto indicarne una, per altro non mia né originale. Anni fa ero in Albania, per un’azione umanitaria, ai tempi dei gommoni che attraversavano il canale d’Otranto con la frequenza di un metrò, e di fronte a qualche mia perplessità al riguardo mi si rispondeva: ma chi può mai fermare gente affamata, sofferente, senza prospettive, quando vede che da un’altra parte del mondo, non molto distante per altro, c’è ricchezza e abbondanza?Ora quell’opulenza è venuta sicuramente meno, anche se la pubblicità per cibo di gatti che sembrano membri di casa reale (che loro vedevano alla nostra televisione) c’è ancora. In altre parole le condizioni socio economiche del mondo cosiddetto occidentale (Italia in primis) si sono ridotte, ma è tuttora incommensurabilmente ampia la forbice tra noi e coloro che vivono in zone poverissime del Mondo, di cui l’Africa sub sahariana è un grande bacino.Finché non ci sarà giustizia sociale, fino a quando sul pianeta si perpetuerà l’attuale iniqua, scandalosa suddivisione delle risorse, che è la madre di tutte le ingiustizie,continueremo ad assistere più o meno impotenti,più o meno commossi, a queste ricorrenti tragedie di naufraghi disperati.Non tiriamoci fuori però da questi macro problemi: ciascuno si deve sentire coinvolto e può contribuire, nel piccolo che sommato e sommato diventa grande, a modificare la situazione nel verso che non si debba più vedere quella manina spuntare da un sacco dell’immondizia e non si debba più sentire quell’invettiva quasi biblica,pur pronunciata con un filo di voce da papa Francesco: VERGOGNA.

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