Troppo rischioso continuare a non pulire il letto dei fiumi

Sono un semplice, anziano agricoltore lodigiano, in quel di Brembio, con una buona esperienza nella manutenzione dei nostri canali di irrigazione e colatori. Credo di potere affermare una cosa ovvia: l’acqua scorre normalmente nei propri alvei quando essi sono puliti e privi di ostacoli, quali i detriti formati da erba, sabbia, ghiaia, pezzi di alberi morti o caduti dal vento, frane dalle rive e, ahinoi, anche da rifiuti urbani gettati da qualche persona incivile, che considera i fossi come pattumiere.Da tempo immemorabile, ogni agricoltore ha sempre ottemperato annualmente alla rimozione di ostacoli e alla pulizia della propria rete idrica, operazione che, nei tempi passati, veniva effettuata manualmente con l’ausilio di badili e forche, mentre oggi più agevolmente con mezzi meccanici. Questo è un lavoro assolutamente necessario per permettere il passaggio dell’acqua irrigua o, in caso di forti piogge, il deflusso delle acque da campi e abitati.Tutto questo sarebbe necessario anche per torrenti e fiumi. Uso il condizionale perché, purtroppo, togliere sabbia, ghiaia e detriti dagli alvei di fiumi e torrenti, portati dall’acqua per la corrosione delle rocce e frane delle montagne, da anni è vietato poiché i partiti politici che si definiscono più ecologisti con regole e leggi da essi proposte, e dai responsabili accettate, non lo consentono. A loro parere si deve lasciare fare alla natura. Questo, però, comporta un continuo innalzamento dei letti di fiumi e torrenti, e un gravo rischio: nel caso di forti piogge, infatti, le acque, non avendo liberi i propri alvei, esondano, provocando danni e, in alcuni casi, anche disastri. Inoltre, una volta si utilizzavano sabbia e ghiaia di fiumi e torrenti a buon mercato per l’edilizia: fabbricati, opere civili per strade e piazze. Quarant’anni fa, ad esempio, nella mia azienda si fabbricò una stalla all’aperto per le bovine, utilizzando una grande area di terreno e, per tutto il sottofondo, fu usata la ghiaia mista del torrente Trebbia, veramente ottima per quell’opera. Ciò oggi non è più possibile: infatti, la sabbia e la ghiaia necessarie alle nostre imprese occorre recuperarle da cave realizzate nei campi o nelle lontane montagne con costi nettamente superiori, dovuti ai diritti dei proprietari dei terreni ed ai maggiori trasporti che, oltre tutto, inquinano.Pensare che i comuni rivieraschi, col loro permesso di escavazione di ghiaia e sabbia di fiumi, potrebbero incassare qualche soldino tanto necessario, specie in questa fase di crisi; invece, si preferisce alzare gli argini (come è avvenuto lungo il fiume Adda), naturalmente con soldi pubblici.Certamente, l’utilizzo di materiale scavato dal fiume va controllato; a mio modesto parere basterebbe scavare tre-quattro metri dalla riva, onde evitare frane; evidentemente nella parte centrale dove si scava si potrebbero eccezionalmente formare buche, che comunque verrebbero riempite con i detriti portati dall’acqua.Politici, tecnici, consorzi e tutti i responsabili, è importante che riflettano! È vero che è un periodo no, e nei mesi scorsi neppure il cielo ci ha aiutato, scatenando qui e là torrenti di pioggia e provocando disastri e morte; anche le montagne, abbandonate dai contadini e dallo Stato, franano, così causando la distruzione di interi paesi. Per evitare le frane si dovrebbero costruire barriere, ma mancano i soldi e per ora queste possibilità rimangono solo speranze. Spero che la mia non sia solo una voce che grida nel deserto, ma almeno un sasso gettato nel grande lago, che sia recepito da chi non è del mio stesso parere, e proprio da chi la pensa diversamente gradirei una risposta.

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