Tra monsignor Josef Tiso e Padre Kolbe io scelgo il secondo

Gentile direttore, leggo sul “Cittadino” del 13 gennaio 2016 la lettera del signor Carlo Montanari, il quale scrive che «la Slovacchia ha avuto come presidente della Repubblica dal 1939 al 1945 un sacerdote cattolico, Monsignor Tiso, che improntò la sua politica ad una lungimirante visione sociale ed umana negli insegnamenti cristiani e fu strenuo difensore della identità nazionale. Le sue ultime parole prima di salire sul patibolo per l’impiccagione voluta dai comunisti furono: “Mi considero un martire della cristianità di fronte al Bolscevismo”».Vorrei rispolverare la memoria del signor Montanari con poche nozioni rintracciabili su qualsiasi enciclopedia mediatica. Josef Tiso (Bytča, 13 ottobre 1887 – Bratislava, 18 aprile 1947), consacrato prete (cattolico) nel 1910, divenne deputato della Repubblica cecoslovacca nel 1925, poi nel 1927 membro del Governo di questo Paese come ministro della Salute Pubblica. Divenuto capo del partito populista nel 1938 dopo gli accordi di Monaco, nell’ottobre dello stesso anno fu scelto come Capo del Governo autonomo slovacco e successivamente fu dichiarato decaduto da Praga il 10 marzo 1939. Dopo l’invasione nazista e l’annessione della Boemia e Moravia al Terzo Reich il 13 marzo 1939, Hitler convocò Tiso a Berlino e lo invitò a dichiarare immediatamente l’indipendenza della Slovacchia sotto protezione tedesca, in caso contrario avrebbe permesso all’Ungheria e alla Polonia di annettersi quello che rimaneva del suo Paese. Tiso acconsentì e divenne Primo ministro della Slovacchia indipendente dal 14 marzo 1939 fino al 26 ottobre 1939, quando ne divenne Presidente della Repubblica. Dal 1942 assunse il titolo di Vodca, corrispondente al tedesco Führer e all’italiano Duce.Tiso – come molti all’epoca – coltivava precise idee antisemite, ma quale sacerdote egli si opponeva alla violenza e si esclude che egli accettò il concetto del genocidio. In ogni caso, la sua posizione e il suo ruolo, come sacerdote cattolico, misero in grande imbarazzo le autorità vaticane. Tiso acconsentì comunque tacitamente alla politica di sterminio nazista, con decine di migliaia di deportazioni. All’arrivo delle truppe sovietiche fu catturato e imprigionato con l’accusa di tradimento e collaborazione con i nazisti. Venne ucciso il 18 aprile 1947. Scelsero l’impiccagione perché considerata più degradante della fucilazione e perché la sua morte non fosse immediata e sopravvenisse tra tormenti.Tanti preti cattolici come Josef Tiso si schierarono dalla parte del nazismo. Ma un numero immenso di vescovi, suore, preti, religiosi e milioni di laici combatterono contro le follie del nazismo (e avrebbero poi fatto la stessa cosa contro gli altrettanto spaventosi massacri compiuti dai comunisti di Stalin).Però, gentile direttore, tra Monsignor Tiso e il francescano polacco Massimiliano Kolbe (che si offrì di prendere il posto di un padre di famiglia, destinato al bunker della fame nel campo di concentramento di Auschwitz, proclamato santo nel 1982 da Papa Giovanni Paolo II) io non ho il minimo dubbio: scelgo il secondo.

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