
Caro direttore, visto che il ministro Orlando si è detto pronto a raccogliere proposte e commenti da parte dei cittadini circa la riforma della giustizia e avendo letto su “Il Corriere della Sera” di lunedì 28 una simpatica ed articolata proposta, mi inserisco anch’io nel dibattito utilizzando più sommessamente il nostro locale quotidiano del lodigiano “Il Cittadino” che tra l’altro proprio lunedì riportava una breve replica di un ex detenuto di Lodi che stroncava la lettera degli avvocati apparsa sabato e mirata a ricordare l’operato dell’ex direttrice Mussio. Costoro, senza volerlo, tradiscono una visione del pianeta carcere abbastanza irenica, che si evince forse dall’esterno, pensando che i poveri detenuti abbiano bisogno di ammazzare il tempo distraendosi con le più svariate iniziative. Vengo alla mia proposta di riforma della giustizia, molto sintetica e da affidare a degli esperti, forse un po’ utopistica, come mi ha risposto un ex magistrato in un recente incontro dei cappellani delle carceri del Lombardo-Veneto. Tanto utopistica ed ucronica secondo lui, cioè irrealizzabile e fuori tempo, che invece la storia ci assicura ai tempi di Pericle accadeva: infatti allora la carica di giudice era annuale e gratuita legata a persone di grande prestigio, mentre la nostra è una giustizia stipendiata fatta di persone che giudicano altre persone spesso già condannate dalla vita. Circa l’ordine degli avvocati, i quali, lo dico sorridendo, avranno una controproposta sull’ordine clericale… sarebbe bello che ciascuno di noi potesse contare su una sorta di “avvocato di famiglia”, proprio come avviene nel sistema sanitario dove il medico personale dovrebbe evitarti di andare in ospedale, così come l’avvocato dovrebbe aiutarti a non finire in tribunale. Va da sé che alcuni avvocati, così come avviene per i medici, possano scegliere di esercitare la libera professione…Con questo sistema ci sarebbe lavoro per più avvocati e si limiterebbe un po’ la caccia all’assistito, che a volte potrebbe affiorare anche in un piccolo carcere.
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