
Egregio Direttore buongiorno.Ho letto con apprensione e rammarico l’articolo pubblicato dal Cittadino il 02.01.2015 sul progetto di taglio alberi lungo i canali Mortizza, Allacciante e Gandiolo nella bassa lodigiana; il giorno successivo l’Aipo chiariva che il progetto prevede solo l’esecuzione di tagli selettivi mettendosi a disposizione per un incontro esaustivo con le associazioni ambientali e, auguriamoci, anche con i sindaci delle amministrazioni comunali coinvolte. Speriamo! L’augurio è che si eviti l’ennesimo scempio ai danni dell’ambiente. Tutto questo mi da modo di riflettere su quanto sia assurdo e sconcertante constatare come la maggior parte degli enti a cui viene affidata la tutela dei corsi d’acqua, in particolar modo i Consorzi preposti alla manutenzione dei reticoli idrici di importanza provinciale e regionale, compiano in nome di una fantomatica “manutenzione dell’alveo”, una radicale “tabula rasa” di tutte le essenze arboree e arbustive presenti lungo le loro sponde. Il lodigiano, come la maggior parte della pianura padana, è testimone della massiccia antropizzazione e banalizzazione del territorio dovuta ad una intensa meccanizzazione agricola. Le uniche aree in cui persistono delle peculiarità paesaggistiche e si conservano delle biodiversità naturali sono quelle prospicienti ai reticoli idrici; eppure anche queste esigue aree verdi spesso sono minacciate dall’intervento dell’uomo. Capita infatti di notare che in nome del ripristino della sezione dell’alveo e della messa in sicurezza delle sponde, venga effettuata da questi enti, un drastico abbattimento di tutte le essenze arboree ed arbustive presenti lungo le loro sponde malgrado diversi reticoli idrici siano considerati di valenza storica e di conseguenza sottoposti a vincolo paesaggistico in base all’ art. 142 del D.Lgs. n. 42/04.Il paradosso è che non necessariamente i medesimi sono tenuti a ripiantumare e riqualificare le aree di intervento in quanto un reg io decreto di quasi un centinaio di anni fa, tuttora in vigore, norma che nel raggio di quattro metri dalle sponde dell’alveo vige il divieto di messa a dimora di qualsiasi essenza arborea. Una legge assurda come è assurdo voler far credere che gli alberi non assolvono più alla funzione di contrasto all’erosione trattenendo il terreno con le loro radici. Legge che fra l’altro va in controtendenza con il decreto ministeriale n.27417 del 22.12.2011 il quale prescrive, a partire dal 01.01.2012, la presenza di una “fascia tampone” obbligatoria lungo i corsi idrici superficiali di torrenti, fiumi e canali che va applicata su tutte le aree agricole prospicienti ai corpi idrici per proteggere quest’ultimi dall’inquinamento e dal ruscellamento provocati dalle attività agricole. (Il decreto specifica che per fascia tampone si intende una fascia stabilmente inerbita o seminata, oppure arbustiva o arborea spontanea o impiantata di larghezza pari a 5 mt). La natura poi tende a riprendersi e ri-colonnizzare quanto gli è stato tolto ma purtroppo, col pretesto di riservarsi un area di manovra per la manutenzione, sistematicamente lo scempio si ripete. A Turano, paese dove abito, è stato appena eseguito un totale abbattimento e sradicamento di piante ed arbusti per una lunghezza di circa 200 mt sulle rive della roggia Bertonica, reticolo idrico di valenza storica, lungo un percorso storico che costeggia il canale. Oltre alla Muzza, Turano ha la fortuna di essere attraversato dalla roggia Bertonica, ma tutte le amministrazioni che si sono succedute negli anni non hanno mai avuto la lungimiranza di sfruttare al meglio questo vantaggio sia per potenziare l’ utilizzo sostenibile del territorio, sia per riqualificare le aree a verde prospicienti alla roggia lasciate da sempre in stato di abbandono. Concludo chiedendo a nome non solo mio e della signora Ardigò (a cui va tutta la mia stima), ma di tutti i lodigiani a cui sta a cuore l’ambiente, un forte interessamento ed un deciso intervento di coordinamento d a parte dei sindaci e delle amministrazioni territoriali di Santo Stefano, Corno Giovine, Corno Vecchio, Caselle Landi perché si eviti l’ennesimo scempio ambientale; le associazioni ed i lodigiani vi stanno guardando; non fate come la maggioranza dei sindaci del territorio a cui i discorsi sulla tutela del verde, le biodiversità, la salvaguardia ambientale, vengono comodi solo a scadenza di cicli quinquennali. Colgo l’occasione per un ultima considerazione : l’intervento di manutenzione idraulica e riqualificazione ambientale del colatore Muzza eseguito lo scorso anno, prevedeva nella seconda fase, la creazione di due tipologie di fasce tampone (a bosco e a filari) tra le superfici agricole ai margini del Colatore Muzza e lo stesso corso d’acqua; qualcuno ha visto qualcosa?!? Che tristezza!!!
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