Sono sicura di essere

assolta in appello

Sono venuta a conoscenza solamente in questi giorni del grave fatto che ho potuto constatare con i miei occhi in merito a quanto pubblicato sul Vs. sito internet attraverso Google che riporta la dicitura, nel titolo: Anna Maria De Luca, Onorevole, condannata.

Prendo atto con grande sorpresa che nello stesso Vs. sito non viene riportato il testo integrale della mia lettera inviatavi il 6 febbraio 2013 che invece è stata immediatamente pubblicata sul Vs. Quotidiano. Nello stesso Vs. sito non compare alcuna mia dichiarazione o intervista ma ci si limita a sentire l’avvocato che mi ha difesa nel primo grado di giudizio e che non aveva capito, neanche lui, la realtà di quanto effettivamente accaduto, tanto per far capire l’enorme confusione di documenti intestati ad altri e responsabilità di persone che finiscono in capo a chi nulla c’entra e quant’altro.

La confusione nel primo grado è stata enorme e di tale gravità e non ha fatto altro che contribuire all’esito parzialmente negativo della sentenza appunto di primo grado a mio carico. Ammetto forse che pensando di essere in buone mani, e non avendo commesso a1cunchè, ho pensato che la verità sarebbe facilmente venuta a galla e forse non mi sono troppo preoccupata di entrare nel merito di ogni verbalizzazione.

Affidandomi al mio legale mi era però sembrato di aver chiarito le circostanze in cui mi ero trovata e contavo seriamente in una assoluzione a formula piena che è stata sì accolta per la maggioranza dei punti di cui sono stata accusata ma non per la parte residuale di ulteriori cinque punti per i quali ho ritenuto di proporre Appello. Quindi, poiché in primo grado non c’è stata la possibilità di chiarire completamente i fatti, con i nuovi documenti presentati al Tribunale di Milano per il secondo grado di Giudizio sono certa che la mia richiesta di assoluzione in formula piena potrà trovare pieno accoglimento avendo la massima fiducia nella Magistratura e nella capacità della stessa e nella sua opera di giusta e doverosa verifica di ogni dichiarazione prodotta sulla realtà di quanto avvenuto.

È molto grave però che sul Vs. sito non sia stata pubblicata integralmente la lettera inviata Vi a suo tempo la cui attenta lettura credo, a chi fosse interessato all’argomento, avrebbe potuto chiarire la mia quasi, per il momento, estraneità a quanto contestatomi nonché la totale innocenza, spero, in un prossimo futuro.

Ciò è grave e doloroso per me che mi sono sempre prodigata per il bene dei cittadini, ovunque li abbia rappresentati e che ho profuso, per il Monastero, ingente parte del mio patrimonio, senza neanche un solo euro ricevuto da chicchessia, nemmeno dallo Stato, frutto del lavoro onesto di tre generazioni, per salvarlo dalla rovina in cui l’ho trovato un Complesso che altri, anche Enti, avendone le possibilità si sono guardati bene dal fare. E Lei lo sa bene Direttore.

Ho restituito al Popolo italiano un Bene storico di grande valore e ne ho ricevuto in cambio una denuncia calunniosa e completamente basata sul nulla che mi ha provocato sentimenti di delusione profonda. Mi aspetto Direttore, da persona seria quale Lei è, che colmi questa lacuna pubblicando la mia lettera precedente nonché questa mia ultima, dove ribatto punto per punto la sentenza di primo grado che, per colpa di altri, mi sta creando danni di immagine che ora sono diventati per me intollerabili. Dichiaro ancora una volta, sotto la mia responsabilità, di non aver commesso nessun abuso edilizio e di nessun tipo, concernente quanto, del tutto privo di fondamento, attribuitomi da Soprintendenza e dal tecnico comunale di allora di Ospedaletto Lodigiano, durante la fase dei lavori che imprese serie e conosciute hanno realizzato per me nel rispetto dei luoghi e delle autorizzazioni ricevute.

La confusione che sia Soprintendenza che il tecnico che rappresentava in quel tempo il Comune di Ospedaletto Lodigiano hanno fatto è stata talmente grande che gli stessi Enti sopra menzionati avevano attribuito questi eventuali abusi ad un’impresa completamente diversa da chi eventualmente poteva averli commessi; un vero e proprio scambio di persona/impresa che denota la leggerezza, per non 1ire altro, di tutto ciò di cui sono stata accusata.

Richiedo gentilmente che venga eliminata la dicitura «condannata», ma se la si volesse lasciare dovrebbe essere però aggiunto «con sentenza di primo grado per la quale l’Ono Anna Maria De Luca ha prontamente ricorso in Appello e che comunque l’ha vista già scagionata per la maggior parte dei capi di accusa iniziali». Specifico che per il mio operato non ho mai chiesto a nessuno ciò che non era consentito richiedere e ho profuso le mie energie al servizio del bene dei cittadini anche arrivando a salvare da sicura rovina un pezzo importante del patrimonio nazionale seppur a prezzo di enormi sacrifici economici e personali.

Quanto mi è successo è una cosa che non esito a definire vergognosa, di cui col tempo e confidando nell’appuramento dei fatti, sono certa di venire a capo e quindi ottenere giusta ragione per quanto patito.

Ricordo che non ho fruito di alcun finanziamento pubblico di alcuna entità o tipo. Ricordo anche che in questa importante opera di recupero si sono avvicendate molteplici imprese se vogliamo corresponsabili di quanto eseguito, essendo io lontana e impegnata in altro, ma solamente la sottoscritta sembra che ne stia pagando i danni e non solo quelli di immagine.

Se c’è stata una qualche responsabilità dovrebbero essere coinvolte anche le imprese esecutrici e addirittura nella denuncia veniva citata un’impresa che nulla c’entrava con quanto ascrittomi al posto di chi effettivamente aveva eseguito i lavori contestati, in piena autonomia. Ricordo che c’era un Direttore dei lavori che non è stato neanche coinvolto, neanche per testimoniare, oltre a moltissime imprese che hanno lavorato sempre in mia assenza. Ma sono stata colpita solamente io. Mi chiedo perché visto che proprio io non c’entro proprio nulla. E neanche sono stata sentita da chi ha pubblicato il Vs. sito, come mi sarei aspettata. La ringrazio nuovamente per quanto riterrà di fare in relazione a quanto sottopostoLe e in attesa di un Suo cortese cerino di riscontro, voglia gradire i più cordiali saluti.

Cordialmente

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