Sull’edizione odierna del Cittadino (sabato 2 febbraio) leggo di Viboldone; per l’ennesima volta, come ciclicamente avviene ormai da troppi anni, viene lanciato l’allarme sul degrado che attanaglia il borgo, sul pericolo che tutto crolli intorno all’Abbazia.
Circa un anno fa l’associazione di cui faccio parte (Stoà) si interessò della questione, per collaborare con chi da anni segue le vicende del borgo.
Dopo un incontro informale e qualche telefonata, silenzio. Venimmo a sapere che ben altre figure si occupavano del caso, anche di livello istituzionale, e quindi comprendemmo che il nostro interesse (esclusivamente culturale, non certo economico) poteva risultare fastidioso.
Ci venne detto che tra gli attori principali della vicenda, proprietà e Comune in primis, ci fossero rapporti tali per cui una soluzione era possibile.
Oggi leggiamo di questo ennesimo allarme.
Personalmente mi interesso dell’Abbazia e del borgo da molto tempo, pur non essendo un protagonista della vicenda; come dovrebbe essere per ogni cittadino sangiulianese, sento mio questo gioiello dell’architettura, dell’ambiente e della società del sudmilano. Chiedo a chi ha potere, diretto e indiretto, di esercitarlo affinchÈ si trovi una soluzione vera: probabilmente i fondi che sembravano essere disponibili, provenienti da un lascito privato, non esistono più ma, pur nelle ristrettezze della crisi economica, dobbiamo cercare soluzioni. Solo salvaguardando il nostro patrimonio (di idee, di vita, di storia, di arte, di cultura) riusciremo a rialzare la testa domani.
È mia sensazione che l’area di Viboldone non venga mai dimenticata da chi vorrebbe utilizzarla per speculazione; sembra facile ricordarlo ma sarebbe senza dubbio colpevole dimenticarsi che tra pochi anni si terrà l’Expo a Milano e troppe volte, nella storia d’Italia, in occasione di simili eventi sono stati realizzati enormi scempi per soddisfare appettiti speculativi. Stiamo alla porta!
© RIPRODUZIONE RISERVATA