Si è meritata qualcosa che molti potenti non avranno mai

Gentile Direttore, chiedo ospitalità al suo giornale per ricordare una persona scomparsa a novant’anni la vigilia di Natale, la mia maestra di tanti anni fa: Elide Lodi.La maestra Lodi era orgogliosa di definirsi così: semplicemente insegnante. Dietro questa parola, però, ci stavano la dedizione, la passione, l’onestà, l’umiltà, la generosità, l’amore per la propria professione e la responsabilità nell’educare i propri studenti. C’era anche una cultura costruita con tenacia in tempi difficili, quando studiare per una donna era un grande sacrificio. Ma per Elide Lodi insegnare era tutto. Per i suoi studenti sentiva una responsabilità rara, quella dell’essere esempio ed educatrice nel tratto più delicato della loro vita.Quanti ricordi in questi giorni! Le “gite” alla pinacoteca di Brera o al Museo Poldi Pezzoli a Milano, il sabato pomeriggio, per non perdere ore di lezione. Scoprire che in quei luoghi di cultura la nostra maestra era di casa, tanto che i custodi del museo consigliavano ai turisti di seguire la nostra classe perché le spiegazioni che ci venivano da lei erano migliori di quelle delle guide. O quando la maestra si fermava a scuola gratuitamente il sabato dopo le ore di lezione con i compagni più in difficoltà per aiutarli. Per lei eravamo tutti uguali.O quando, all’ospedale per una lunga malattia, mi veniva a trovare tutti i giorni con le lezioni fatte in classe.Certo, quella donna ruvida ed un po’ burbera che ci dedicava tanto impegno pretendeva di essere ricambiata con altrettanto impegno ed a volte non era facile, l’asticella era sempre alta.Anche dopo la fine delle elementari ci siamo tenuti in contatto. Sentivamo che la maestra Lodi ci seguiva da vicino, si interessava dei nostri percorsi scolastici, delle nostre scelte professionali e di vita.Ricordo una telefonata in cui mi chiedeva di riconsegnare ad un mio professore dell’università che fu suo allievo i disegni di quando era bambino che lei aveva custodito per trent’anni. Restai di stucco.Nel ricordarla penso anche all’esercito silenzioso di cui Elide Lodi faceva parte: le maestre elementari della scuola pubblica italiana che hanno tirato su una nazione con stipendi da fame, ma meritandosi qualcosa che molti potenti non avranno mai. Il nostro rispetto e la nostra gratitudine.Elide Lodi era una donna d’altri tempi, schiva e nello stesso tempo fiera, umile, le bastava che i suoi vecchi studenti la salutassero per strada perché l’umore virasse in meglio. Non credo che cercasse il nostro grazie per quanto ci ha dato e forse anche per questo non ho mai trovato il modo di ringraziarla per tutte le volte che mi trovo a dire tutt’ora: “Questo me l’ha insegnato la maestra”.Oggi la maestra non c’è più, ma restano i suoi preziosi insegnamenti, la voglia di conoscere, le sue poesie così profonde e le filastrocche, degne di un Gianni Rodari, illustrate con i disegni dei suoi piccoli studenti che, stampate e rilegate, ci ha fatto pervenire negli anni e che saranno, fra un po’ di tempo, preziose per mia figlia, ancora troppo piccola per comprenderle.Elide Lodi non ci ha lasciato, resterà nel ricordo dei suoi studenti diventati, anche grazie a lei, uomini, donne, cittadini e cittadine.

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