Dopo mesi in cui si è parlato della dignità delle donne, della mercificazione del corpo femminile, mesi in cui le donne sono ritornate in piazza - le giovani per la prima volta, per le meno giovani un deja vu - all’insegna del fortunato slogan “se non ora, quando ?”, insomma dopo tutto questo fermento culturale e antropologico, trovare la finale regionale di Miss Italia inserita nel programma di “Lodi al Sole”, la rassegna estiva organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Lodi, mi è sembrata una scelta alquanto infelice.
D’accordo, il concorso di Miss Italia non ha le volgarità di certi spettacoli in cui il corpo femminile viene esibito per allietare la vista (e i pruriti) maschili. Ma la filosofia di fondo, anche quella di questo concorso, rimane quella di esibire belle ragazze “oggetto” che fanno vedere i lati A e B e alle quali magari viene anche rivolta la domandina “culturale” tanto per far vedere che non si apprezza solo l’estetica. Insomma, un’ immagine da Italietta anni ‘60.
Chiariamo, del tutto liberi i privati di organizzare simili rituali (come noi di criticarli), ma un’amministrazione pubblica che magari proclama parità, diritti delle donne e conciliazione, non poteva esimersi dall’inserire Miss Italia nel programma delle sue manifestazioni culturali estive? Capisco anche la bulimia di mettere dentro di tutto per riempire il calendario, ma un po’ di coerenza e di attenzione su questi temi non guasterebbe. “Se no ora, quando?”
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