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Martedì 11 Agosto 2015
Scappano da guerre e persecuzioni, da laico mi schiero dalla parte del Papa
Da laico mi schiero dalla parte del Papa.Sono stato a Lampedusa per comprendere meglio cosa volesse dire quell’etichetta di isola di confine, per tentare di capire cosa venisse rappresentato in quel palcoscenico. Ho conosciuto moltissime realtà associative che si occupano di migranti. E’ difficile darsi qualche risposta in poco tempo. Viene però rabbia vedere come da alcuni esponenti politici (Lega e 5stelle) vi sia il tentativo di prendersela con gli ultimi, di aumentare il proprio consenso elettorale sulla pelle di coloro che non potranno mai rispondere. Ho parlato con i volontari di Seawatch, un progetto tedesco di aiuto umanitario. Un’idea nata da due industriali che hanno deciso di dare un segnale opposto alle politiche in tema di migrazioni della Merkel. Sono volontari che trascorrono lunghi periodi in una imbarcazione lungo il confine con la Libia. Mi hanno raccontato cosa trovano e cosa vedono. Mi ha colpito la foto di un gommone quasi completamente affondato e senza alcun segno di un soccorso avvenuto. Quello, mi hanno spiegato, è uno dei gommoni in cui sono morti tutti. Uno di quelle imbarcazioni di cui si perde traccia. E allora, da laico, mi chiedo se era necessario che venisse dal Papa una delle frasi più forti: “chiedere perdono per le persone e le istituzioni che chiudono la porta a questa gente che cerca vita, una famiglia, che cerca di essere custodita”. Mi domando perché la politica abbia troppe volte paura a dire che prima di ogni riflessione bisognerebbe avere in mente quel gommone. E che forse varrebbe la pena di pensare a soluzioni che evitino quei viaggi della morte. E’ su questi temi che, troppe volte, specialmente a livello europeo cala un silenzio totale.Trovano spazio allora persone, come Vittorio Feltri, che a Lampedusa non ci sono mai state ma che devono raccontare con ironia il dramma delle morti. Nella lettera rivolta al Papa chiede: “cosa dobbiamo fare di più di quanto abbiamo fatto e facciamo allo scopo di alleviare le sofferenze di coloro che fuggono dalle nazioni in cui vengono maltrattati? sono stranieri, insoddisfatti del vitto curato da Carlo Cracco, scaraventano i piatti colmi di cibo fuori dalla finestra”. Ecco provi Vittorio Feltri ad ascoltare i racconti di chi raccoglie quei resti e di cosa trova in quei gommoni progettati per non essere in gradi di attraversare il Mediterraneo.Forse capirà che aiutare persone che non sono maltrattate ma che scappano da guerre e persecuzioni vuol dire mettere al centro la persona e provare a fare una analisi (come dovrebbe fare un giornalista non embedded) che sia strumento per tentare di capire il fenomeno.
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