Egregio Direttore, per il Premier Matteo Renzi il bilancio fatto in pompa magna dei suoi due anni di governo è nettamente positivo.
Da ottimo tele-imbonitore ha utilizzato le sue ormai stranote slide per validare le sue fanfaronate. Ha impiegato due ore per illustrare il lungo elenco di supposte riforme varate dal suo governo, riforme che illustri analisti e autorevoli esperti di materie giuridiche, finanziarie ed economiche contestano fortemente però sulla base di dati e cifre. Confrontando le tante promesse annunciate a getto continuo dal Premier a quelle effettivamente realizzate (soprattutto quelle realizzate con risultati positivi), l’Italia di Renzi non si discosta molto da quella raccontata dai suoi illustri predecessori.
Tante chiacchiere e pochi risultati.
L’elenco degli annunci comprendeva anche l’abolizione delle Province. Davvero questi Enti sono stati cancellati, come vantato da Renzi e dai suoi fedelissimi cortigiani?
No. Il DDL Del Rio, approvato dal Parlamento nel 2014, le ha, infatti, solo riformate nel nome facendole diventare “Enti di area vasta, o di secondo livello”.
Fregati dalla semantica insomma.
L’unica cosa a scomparire infatti è stata l’elezione dei consiglieri e degli assessori della Giunta e quindi della democrazia.
Ma non disperiamoci. Molti dei trombati da questa non-riforma li troveremo sicuramente nei nuovi Enti intermedi che nasceranno (Unione di Comuni, Città Metropolitane) e che avranno l’unico scopo di distributore di poltrone ed incarichi per i trombati di cui sopra.
Tutto questo rebus verrà risolto, forse, solo dopo l’approvazione della Riforma Costituzionale (quella che Renzi definisce la madre di tute le riforme) nel prossimo mese di Aprile. Il Premier ha detto più volte che su quella riforma si gioca tutto.
Se dovesse prevalere il NO al referendum confermativo di Ottobre milioni di italiani si aspettano che mantenga la promessa fatta: “Se perdo lascio definitivamente la politica”.
O sarà soltanto un’altra delle sue promesse non mantenute? Distinti saluti
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