Egregio Direttore, scrivo per esprimere il mio apprezzamento alla risposta che Lei ha dato alla lettera intitolata “I conti in rosso della fiera, una cattedrale nel deserto”, in particolare ho apprezzato il riferimento ai “protagonisti di quella stagione” che “veleggiano verso altri lidi, dimenticandosi della fiera e del buco che vi hanno lasciato”, e poco importa che Lei non abbia indicato i loro nomi, tutti li conoscono.Due protagonisti di quella stagione sono ora approdati, uno cooptato alla corte di un novello re Artù, l’altro chiamato a rappresentare gli interessi dell’ associazione che raggruppa gli operatori del gioco lecito; è di questa associazione che vorrei parlare, ho visitato il loro sito www.assotrattenimento.it e letto i loro comunicati, se qualcuno mi presterà attenzione lo invito a fare altrettanto.Ho letto che questi signori definiscono demagogiche, da “marketing politico inseguito dai talebani dell’anti-gioco”, la scelta di alcune amministrazioni di contrastare la diffusione del gioco, parlano di “drammaticità della sconfortante presa d’atto insita nel vedere il disinteresse statale verso la tutela di uno dei suoi più floridi collettori erariali” (perche non fare a meno di questo collettore sostituendolo con una lotta finalmente autentica all’evasione fiscale?) da cui deriva, purtroppo, un indiretto impulso propulsivo per tutti i canali di gioco e scommesse non autorizzate” (allora perché non legalizzare alcune droghe togliendo così impulso propulsivo alla criminalità che ora ne gestisce il commercio? Anche le droghe per alcuni sono un “trattenimento); parlano di lealtà istituzionale verso i cittadini, sostenendo che queste amministrazioni “dovrebbero rappresentare loro quanti e quali asili e quante e quali strade risulterebbero prive di copertura finanziaria a causa del loro contrasto alla diffusione del gioco” (e hanno il coraggio di chiamare demagoghi gli amministratori che contrastano i loro interessi!!) ed esprimono tristezza per le loro scelte.Ma questi signori che ipocritamente invitano a giocare “con moderazione”, che non gradiscono che si paragoni la ludopatia alla tossicodipendenza, che per assolversi, ammettendo implicitamente una colpa, mettono a disposizione dei loro clienti numeri verdi a cui telefonare per chiedere aiuto, che parlano di drammaticità, di tristezza, questi signori conoscono la solitudine la tristezza dipinta sui volti di tanti che siedono davanti a una slot o grattano i loro pezzi di carta? Questi signori si sono mai chiesti quali sono le condizioni economiche e sociali della maggioranza di coloro che “godono” del loro trattenimento? Lo hanno certamente fatto e hanno compreso la loro vulnerabilità e su questa vigliaccamente prosperano. Questi signori che parlano di drammaticità conoscono il dramma di avere figli senza lavoro e quel che è peggio senza futuro, e avere stipendi che consentono si di vivere ma soltanto sognare di avere qualcosa di più, di più bello, per se, per le persone che si amano? Non aspetto risposte alle mie domande, non da questi signori, loro certamente non ne hanno.La ringrazio per l’ospitalità e porgo cordiali saluti.
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