Polo fieristico, buttati al vento milioni e milioni di euro di noi lodigiani

Egregio Direttore, con la presente, in riferimento a quanto da Voi riportato in prima pagina del Vostro quotidiano in data 15 maggio 2015: “Sprechi a San Grato. Fiera ancora in perdita, siamo alla resa dei conti”, mi permetto di esprimere poche e brevi considerazioni.Dalla lettura dell’articolo nella sua interezza a pagina 9, a firma L. Rinaldi e M. Brunello, emergono alcuni dati di fatto evidenti e incontrovertibili. Spiegando con chiarezza come il passivo gravante su Lodinnova sia imputabile, in massima parte, all’ammortamento di investimenti passati e agli oneri finanziari per farvi fronte, il Presidente di Camera di commercio Carlo Gendarini è categorico nell’affermare che “non si può parlare di cattiva gestione”. Peraltro, dati contabili alla mano il passivo registrato è stato progressivamente e significativamente ridotto nel corso degli ultimi esercizi e, ad ulteriore riprova degli sforzi compiuti, la gestione caratteristica 2014 (reddito aziendale, dedotti ammortamenti ed oneri finanziari) è per la prima volta divenuta di segno positivo.Tra gli sforzi compiuti mi permetta di catalogare anche la decisione di rinunciare al mio compenso annuale, cui avrei avuto diritto in qualità di Presidente del Consiglio d’Amministrazione della società.Forse anche per questo ho trovato oltremodo ingeneroso vedere campeggiare in prima pagina quel titolo così visibile: “Sprechi a San Grato”.Nelle pagine seguenti i suoi giornalisti nulla riportano circa l’esistenza di sprechi, nessun riferimento a consumi inutili. Nemmeno un velato accenno a spese eccessive o prive di discernimento.Non poteva essere diversamente, in quanto gli sprechi non esistono.Dunque, delle due, l’una.Un redattore distratto ha confuso sprechi con passività, concetti ben diversi. Oppure l’uso enfatizzato del termine sprechi era un artificio retorico, mi consenta un po’ populista e mistificatore, per suscitare nel lettore distratto un sentimento artatamente conflittuale. Mi ha davvero stupito questo atteggiamento da parte del quotidiano che lei dirige.Sono infatti certo che Il Cittadino si vuol tener lontano da quella cattiva stampa che ricorre alla demagogia, piuttosto che attenersi al rigore dell’informazione e al rispetto per la verità, quando decide di auto rappresentarsi come sempre dalla parte della gente contro la mala gestione e la mala politica, anche quando mala non lo è affatto. Nel caso di Lodinnova i problemi ci sono, ed io non ho nessuna intenzione di far finta di non vederli. Sono però convinto che la strada verso il miglioramento passa inevitabilmente dalla necessità di non banalizzarne le cause.Concludo ricordando, in primis a me stesso, le parole di G. Orwell: “se la libertà di stampa significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente ciò che non vuole sentirsi dire”.La saluto con viva cordialità

Caro presidente, quanti soldi sono stati gettati nel realizzare la struttura muraria della fiera di Lodi partendo dal giorno della sua progettazione? Il centro espositivo doveva costare 5 milioni e mezzo di euro, alla fine arrivò al doppio: più di 9 milioni di euro. E guardi che si trattava di soldi pubblici, soldi di tutti.Qui non si tratta di cattiva gestione, ma dell’errore compiuto quando si volle insediare una struttura di questo tipo a Lodi, che si sapeva sarebbe stata inutile, cara e salatissima, costata milioni di euro dei contribuenti lodigiani, buttati al vento.Lei ci dà lezioni di giornalismo. Io le ricordo che “Il Cittadino” fu l’unica voce a levarsi controcorrente. Indicammo fin dall’inizio che la fiera di Lodi si sarebbe rivelata un carrozzone, e tale è stata. Il 23 maggio 2009, giorno dell’inaugurazione della Fiera, scrivevamo, tra l’altro: «L’opinione pubblica lodigiana è molto sconcertata per l’impennata dei costi e rimane dubbiosa su come potrà essere sfruttato un polo fieristico che finora si è rivelato un pozzo senza fondo. Come giornale abbiamo fatto la nostra parte, chiedendoci a più riprese il significato di un polo espositivo a poche decine di chilometri dalla fiera milanese di Rho-Pero, che è la più grande d’Europa. Ci auguriamo che questi conti siano stati fatti, e che sia stato messo a punto un programma in grado di far crescere il polo fieristico di San Grato, impedendogli - almeno - di perdere altro denaro. Auspichiamo che per il futuro i soldi pubblici siano utilizzati con più cautela e più morigeratezza». Caro Danova, i fatti ci hanno dato ragione. La fiera si è rivelata una macchina mangiasoldi. Non riconoscerlo e indignarsi perché abbiamo parlato di “sprechi“ significa cercare di coprire con le chiacchiere uno scandalo che i lodigiani si trascineranno dietro negli anni, a futura memoria. Nonostante gli sforzi compiuti per raddrizzarne i bilanci, è meglio chiudere in fretta baracca e burattini.

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