Perché parlare di ricerca e di innovazione resta un tabù?

A seguito della lettera pubblicata mercoledì, 13 novembre 2013, nella rubrica ‘Lettere al Direttore’, firmata da Stefano Fiorentini, mi è doverosa una risposta all’interessato ed un chiarimento ai lettori del quotidiano ‘Il Cittadino’. So già in partenza che ben difficilmente smuoverò dalle sue convinzioni Fiorentini, ma mi sembra opportuno chiarire la posizione di Confagricoltura sulle questioni sollevate dall’interessato che poco hanno a che vedere con l’intervento pubblicato lunedì, sempre dal quotidiano ‘Il Cittadino’, a mia firma: probabilmente vengono da più lontano.Ribadisco che Confagricoltura è da sempre schierata a difesa dell’agricoltura, in tutte le sue forme: da quella che si definisce ‘biologica’ ai ‘mercati a chilometro zero, dai prodotti a Denominazione di Origine Protetta alla salvaguardia del territorio e delle sue caratteristiche, senza tuttavia dimenticare la presenza sui mercati internazionali dei nostri prodotti, una occasione da non perdere per dare valore aggiunto alle nostre produzioni. Confermo che le produzioni di nicchia – come il ‘biologico’ ed il ‘chilometro zero’ – vanno bene, ma non risolvono i problemi di fondo della nostra agricoltura.Infatti, il cliente che può permettersi questo tipo di produzioni rappresenta solo il 5/10 per cento della nostra clientela complessiva che si attende da noi prodotti sani, di ottima qualità ma con un adeguato rapporto qualità-prezzo. Riguardo poi al ‘biogas’, la posizione di Confagricoltura è stata ed è chiara da sempre: gli impianti a biogas sono pensati e voluti esclusivamente come integrazione all’attività agricola tradizionale dell’azienda; non possono essere, pertanto, lo scopo unico della produzione agricola ed, anzi, devono essere realizzati per trattare deiezioni animali, scarti vegetali o scarti agroindustriali ed eventualmente trinciato di cereali: ogni altra affermazione sul ‘biogas’ è fatta solo a scopo propagandistico! L’ho affermato anche nel mio ultimo intervento sul quotidiano ‘Il Cittadino’: l’obbiettivo principale delle nostre aziende agricole deve essere quello di produrre di più, nel pieno rispetto della sostenibilità ambientale, economica e sociale, cercando di operare per il benessere del Lodigiano e garantendo così anche nuove opportunità di lavoro a chi ne è oggi privo! Certo, tutto questo – e dobbiamo rendercene conto – lo possiamo ottenere utilizzando al meglio i risultati della ricerca scientifica e dell’innovazione applicati all’agricoltura. Perché – mi chiedo – solo in agricoltura parlare di ricerca e innovazione è ‘tabù’, mentre negli altri campi della vita ordinaria sono prassi normali da seguire per migliorare la qualità della vita? (persino nella medicina si accettano sperimentazioni ai limiti o anche oltre di quello che è l’etica). Leggendo l’intervento di Stefano Fiorentini mi è venuta spontanea una domanda: cosa vuol dire ’tradizione’, cosa si può intendere per ‘agricoltura tradizionale’? Non penso si stia parlando dell’agricoltura di una decina di anni fa, ma con buona probabilità di quella praticata nell’immediato Dopo Guerra; ricordo che – all’epoca – i terreni riuscivano a produrre solo la metà di quanto riusciamo a produrre oggi, le vacche da latte erano ancora legate, il lavoro manuale sfiniva letteralmente chi lavorava la campagna, la sicurezza alimentare non era certo quella alla quale abbiamo oggi abituato i consumatori! Vogliamo forse ritornare alle condizioni da ‘albero degli zoccoli’? Penso invece che noi agricoltori dobbiamo mantenere le nostre produzioni tipiche, ma in una chiave di qualità e di sicurezza attuali, frutto di una agricoltura moderna che vuole essere motore di rilancio economico dell’intero Paese! Personalmente, non intendo vivere come gli ‘Amish’ in maniera naturale, ma in un sistema chiuso e destinato a scomparire! Mi sia permessa un’ultima nota, forse un po’ provocatoria. Dopo aver letto le considerazioni di Stefano Fiorentini mi sono sentito come il ‘Grande Satana’ dei tempi dell’oscurantismo komeinista. Io, invece, vivo del mio lavoro di agricoltore e cerco di affrontare i problemi nel modo più serio possibile, con soluzioni condivise ed utili a tutti e so per certo che gli slogan populistici gridati ai quattro venti, spesso senza cognizione di causa, non portano da nessuna parte! Ringraziando per l’attenzione, resto a disposizione per ulteriori chiarimenti.

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