Perché non si parla dei malati del gioco nei dibattiti elettorali?

Caro direttore,

come ben sai, da qualche anno a questa parte sono alle prese con il problema di mia madre ultrasettantenne, gravemente colpita da quella che viene definita la ludopatia. Nel cercare di seguirla e di impedirle di gettare nelle slot dei bar di Lodi tutta la sua pensione, ho scoperto l’esistenza di un mondo sommerso e di un numero altissimo di persone che ne sono colpite e di parenti (figli, soprattutto) che stanno facendo di tutto per tenere lontani i propri famigliari da queste terribili “macchinette”. Le sale da gioco e le slot-machine non sembrano conoscere la crisi, anzi, quest’ultima sembra incentivarle sempre più dato che vengono solitamente frequentate da persone in difficoltà.

Se può sembrare un fenomeno che colpisce solo una piccola porzione della popolazione italiana, bisogna ricredersi di fronte ai dati del Ministero delle Finanze secondo cui le slot e le videolottery hanno raccolto in un anno circa 49 miliardi di euro ed il preu è stato circa di 4.101.000.000. A partire dal 2009, anno della legalizzazione, queste sale hanno colonizzato le grandi città (solo a Milano, secondo i dati del Comune, si contano 6257 postazioni per il gioco) e hanno attirato persone di tutte le età, dal giovane che esce da scuola, all’anziano che ha appena ritirato la pensione.

A questo pericolo sono esposti anche coloro che preferiscono scommettere su slot più “economiche” ovvero quelle che accettano un euro alla volta: infatti queste sale sono state costruite in modo tale da attirare i clienti nel modo più subdolo (macchinette dai colori sgargianti, suoni attraenti, personale ospitale ma soprattutto non si ha la percezione del tempo a causa delle pareti che non fanno filtrare il sole). Una parziale soluzione a questo problema sarebbe (e mi sembra paradossale dirlo) rispettare la legge che impone 200 metri di distanza tra sale da gioco e luoghi sensibili come scuole ed ospedali.

Il fenomeno anche a Lodi è molto diffuso, è sufficiente mettere la testa dentro i bar della città per accorgersi quante macchinette mangiasoldi ci sono in giro. Eppure nessuno ne parla nei dibattiti elettorali. Perché?

Ti prego per favore, per i motivi che tu ben conosci, di non firmare questa mia lettera con il nome e cognome.

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