Perché non cercare di avvicinare anche i giovani al teatro?

Domenica 17 aprile ho avuto occasione di assistere allo spettacolo “1 murus, 2 fiole e 3 valis”, rappresentato al Teatro dell’Oratorio dei Cappuccini di Casalpusterlengo dalla compagnia filodrammatica “Il siparietto”, sodalizio di appassionati di talento che vanta 20 anni di attività ed ha ottenuto numerosi riconoscimenti, oltre a distinguersi per la sua generosa azione di beneficenza.

Tra momenti davvero esilaranti, qualche lungaggine e alcuni stereotipi familiari e regionalistici (pur trattati con garbo e leggerezza), mi sono trovato a chiedermi: chi calcherà questo palcoscenico e chi affollerà questo teatro fra altri 20 anni?

Penso che la mia generazione 40-50enne sia l’ultima in grado di cogliere (già con qualche difficoltà) e apprezzare il linguaggio e l’immaginario evocati dai lavori di Mariangelo Pagani e C. Ed ecco la proposta. Perché non avviare un graduale aggiornamento del repertorio, allo scopo di avvicinare i giovani a questo teatro? Occorrerebbe secondo me in primo luogo “asciugare” le trame (3 ore di rappresentazione sembrano decisamente troppe!) e poi mettere a tema questioni e situazioni più attuali (come disagio giovanile, lavoro, immigrazione e accoglienza). Per evitare rivoluzioni si potrebbero inizialmente adottare s-luzioni intermedie: anche il buon Goldoni non cambiò la commedia dell’arte in un giorno! Il patrimonio linguistico, culturale e valoriale che “Il siparietto” e le altre compagnie dialettali locali si incaricano meritoriamente di trasmettere non deve disperdersi. E la creatività di autori, attori e registi, supportata dalla buona volontà di tanti collaboratori, non può certo temere di adattarsi e aprirsi alle novità, contando sempre sull’affetto incondizionato del pubblico.

Si susciterebbero risate forse un po’ meno fragorose, ma il servizio reso alla comunità risulterebbe di valore più alto e durevole.

Consideratelo il sogno di uno spettatore di mezza età.

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