Perché hanno rimesso subito in libertà il figlio violento?

Gentile direttore, leggo con un certo sconcerto sul “Cittadino” della vicenda riguardante un figlio quarantenne che – secondo quando avrebbero appurato i carabinieri – da anni maltratterebbe l’anziana madre per estorcerle quel denaro che evidentemente non ha altro modo di procurarsi essendo, a quanto sembra, disoccupato. All’ennesimo episodio di violenza i carabinieri, allertati dalla povera donna, hanno provveduto ad arrestarlo non senza - leggo - qualche “difficoltà”.Sin qui una storia triste con epilogo che pare inevitabile. Lo sconcerto nasce dalla decisione del giudice che, alla convalida del fermo, ha deciso di rimettere il figlio violento in libertà con l’unico obbligo di non presentarsi più nel paese della madre, nella cui casa per altro vive. Come se questo semplice divieto bastasse a scoraggiarlo….Ora, non dubito che il magistrato abbia agito secondo la legge. Mi domando tuttavia come una persona che si è resa più volte autrice di atti tanto odiosi (malmenare la propria madre, oltretutto resistendo all’arresto), con un evidente pericolo di reiterazione del reato, possa non essere stata trattenuta in carcere o quantomeno inviata in una comunità per essere tenuta sotto controllo e “curata” dai propri problemi comportamentali.Mi metto nei panni di quella madre e mi domando come possa vivere serena sotto la spada di Damocle delle violenze, per ora pressoché impunite, del figlio. Come in quello di tante donne, magari più giovani, vittime di mariti o compagni oppressivi e maneschi, che spesso non trovano nelle istituzioni il sostegno che dovrebbero. Con i risultati che possiamo verificare quasi quotidianamente nella cronaca più nera.

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