Per la foresta di pianura una realizzazione “all’italiana”

Forse alcuni lettori avranno avuto notizia del progetto “Foresta di pianura”, nobile iniziativa perseguita da Provincia e Comune finalizzata alla ricostituzione di una cintura di boschi intorno alla nostra città, con un nucleo già realizzato nei pressi della C.na Costino e due nuovi nuclei in fase di piantumazione all’Isolabella e oltre il ponte nell’area ex Sicc. Purtroppo, con sommo rammarico, devo segnalare che la realizzazione del progetto avviene un po’ “all’italiana”, usando questo termine col suo significato deteriore. Nel 2003 è partita l’iniziativa e il nucleo boschivo è ora ben costituito, con essenze arboree ben sviluppate e ricchezza di specie arbustive. Ma i principali problemi che riscontro sono due: il primo è che il sottobosco non è costituito dalle specie tipiche del bosco. Mi diceva un illustre botanico, ben conosciuto anche a Lodi, che ha ricostituito un’area boschiva sui suoi propri terreni, che se le specie erbacee del sottobosco non vengono piantumate, difficilmente arriveranno da sole e, in tal caso, solo alcune lo faranno e solo dopo molti anni. Nel sottobosco della foresta di pianura non ci sono viole di alcuna specie, né pervinche, né anemoni ecc. Possiamo dire che il lavoro è stato iniziato bene, ma non terminato. Il problema più grave riguarda però la zona umida, costituita da un laghetto alimentato da un fossato che attraversa il bosco che è sempre secco, con grave danno alla biodiversità, moria di piante tipiche degli ambienti umidi e di fauna invertebrata (crostacei, insetti acquatici ecc) e vertebrata (pesci, anfibi e rettili legati all’acqua). Quest’anno il laghetto è stato asciutto tutto l’autunno e tutto l’inverno, è stata data acqua ai primi di maggio, poi l’acqua è stata nuovamente tolta e il laghetto si sta prosciugando nuovamente. Eppure la legge regionale 22 del 1994 «Piano territoriale di coordinamento del parco naturale dell’Adda Sud» parla chiaro. Nell’artico 16 si legge: “Sono vietati, con le precisazioni, integrazioni ed eccezioni contenute nelle norme di settore … d) la distruzione o l’alterazione di zone umide, quali paludi, stagni, acquitrini, lanche, morte, fontanili, fasce ripariali dei fiumi e di ogni altro corso d’acqua salvo que lli d’origine artificiale e la deviazione o occultazione di acque o risorgive”. Qui bisogna parlar chiaro: o si tratta di una ricostituzione di ambiente naturale, e quindi di uno stagno, e come tale soggetto a tutela o, come sopra dicevo, si dà l’interpretazione “all’italiana”, cioè il corpo d’acqua è artificiale e quindi soggetto alle regimazioni d’acqua decise dall’agricoltore di turno. Se i nostri amministratori la pensano così, possiamo dire con tutta onestà di essere stati presi in giro. Si mostri almeno tanta coerenza da togliere i cartelli “sentiero delle biodiversità”. Tra l’altro mi è capitato anche di vedere i guardaparco passare per la foresta di pianura, quindi anche il Parco Adda Sud conosce la questione, ma pare ignorare il problema. È così difficile dare acqua tutto l’anno allo stagno? Sicuramente no, visto che i laghetti per la pesca sportiva distanti poche centinaia di metri mantengono un livello d’acqua stabile in ogni stagione. Aggiungiamo un terzo problema, che riguarda i fruitori di questo nuovo bosco. I sentieri sono frequentati da pedoni e ciclisti, purtroppo talvolta da motociclisti che con i gas di scarico dei loro mezzi, rendono le gallerie verdi delle vere e proprie camere a gas. Invito quindi tutti i frequentatori a lasciare le moto nel parcheggio e a godersi il paesaggio, la frescura e l’aria pulita del bosco, spostandosi a piedi lungo gli ombrosi sentieri.

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