Rubriche/Lettere
Lunedì 14 Aprile 2014
Non serve a nulla spostarle dalle strade alle case di tolleranza
Proporre la parziale abrogazione della legge Merlin significa prendere atto di una normativa del 1958 ormai totalmente inadeguata a controllare l’attuale situazione. Una normativa nata per disciplinare fenomeni e situazioni che non esistono più e che oggi è insufficiente per disciplinare l’ordine delle attuali problematiche, che sono una vergogna per un paese civile. Il referendum è l’unico strumento reale, fattivo e incidente che possiamo utilizzare per sollevare le coscienze e svegliare il Parlamento dal suo totale immobilismo, smuovendolo dalla palude in cui si trova. Ancora una volta Regione Lombardia dimostra concretezza e volontà di affrontare questo fenomeno, dando la parola ai cittadini per sopperire alle mancanze del Parlamento. Oggi non esistono reali strumenti repressivi per combattere la prostituzione. Lo dico anche forte dell’esperienza da Presidente di Provincia di Lodi, nel corso della quale ho utilizzato solo escamotage nel tentativo di contrastare la prostituzione, multando i clienti attraverso l’azione della Polizia Provinciale. Ma si tratta di strumenti insufficienti a combattere lo sfruttamento che la criminalità organizzata controlla senza che la politica abbia mai fatto nulla per contrastarlo. Esattamente come la minoranza nell’aula della Regione vorrebbe continuare a fare. La prostituzione esiste e si trova tutti i giorni sulle nostre strade, con spettacoli indegni e indecorosi. Dietro di essa si nasconde la criminalità organizzata che vive grazie al suo sfruttamento, senza dimenticare le numerose problematiche sanitarie in essa correlate. Abbiamo ascoltato in Commissione i comitati di quartiere e ne è emersa una situazione al collasso: risse, rapporti sessuali consumati all’aperto, pestaggi, furti, danneggiamenti, micro-spaccio, atti vandalici oltre a urla e schiamazzi notturni. La minoranza ha dichiarato che il Parlamento deve riflettere. Sono quasi settant’anni che stanno riflettendo e nulla è mai cambiato, anzi, la situazione è radicalmente peggiorata.
Pietro Foronin consigliere regionale (Lega Nord) di Lombardia
Caro Pietro, siano sicuri che abrogare la legge Merlin significherà estirpare dalle nostre strade lo sfruttamento al quale sono sottoposte ogni giorno migliaia di donne? Riaprire le case chiuse non le libererà dallo sfruttamento, non aiuterà a combattere la criminalità che prospera sul mercato del sesso e non garantirà alcuna maggiore sicurezza sanitaria. Le nostre città – anche Lodi, Codogno, Melegnano – si sono riempite di centri di massaggio in molti dei quali, come è emerso dalle recenti operazioni delle forze dell’ordine, giovani ragazze cinesi sono costrette con la forza a vendere il proprio corpo e a subire ogni genere di angheria. Non sono queste case di tolleranza a tutti gli effetti? Con che risultati? Ai clienti, dichiarano le associazioni cattoliche (le uniche che si trovano in strada ad aiutare queste ragazze), va fatto capire che con le loro scelte diventano conniventi delle organizzazioni malavitose che sfruttano le ragazze, alcune delle quali sono addirittura minorenni. Spostare lo sfruttamento dalla strada alla casa chiusa non risolve il problema.
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