Non posso chiudere gli occhi sul rispetto delle regole

Caro Direttore, intervengo senza esitazioni in risposta alle esortazioni del sindacato Cisl in merito alla vicenda Pantaeco, che vede in bilico il futuro della azienda e soprattutto dei lavoratori là occupati. Ringrazio la Cisl per la pacatezza, ma devo controbattere con estrema chiarezza. Parto dal titolo della lettera, che chiede a me una valutazione serena e coraggiosa, chiarendo che si tratta delle due condizioni che stanno alla base di ogni mia scelta. Anche, e soprattutto di questa. La serenità deriva dall’evidenza dei fatti, che sarà bene riassumere in poche righe: la sospensione delle attività delle attività di Pantaeco, discarica sita lungo la sp 234 tra i territori di Somaglia e Casalpusterlengo, deriva da visite ispettive dell’Arpa che hanno fatto emergere “continue e ripetute irregolarità” rispetto all’Autorizzazione integrata Ambientale, ossia allo strumento che consente ad un simile impianto di lavorare. In particolare, parliamo di rischi per aria e acqua, di sversamenti di percolato al di fuori dell’area della discarica, di segnalazioni che in questo senso sono pervenute anche dai comuni interessati. Ma non è tutto: tale sospensione è giunta dopo due diffide che la Provincia nell’ultimo anno e mezzo aveva comminato a Pantaeco e di fronte alle quali l’azienda non ha fatto nulla per migliorare la situazione. Di mezzo, un sequestro a fini probatori ed un indagine tuttora in corso per irregolarità gestionali. Poi, mi si chiede serenità, ed anche qui non mi sento in difetto, a tal punto di poter richiedere lo stesso sentimento ad altri: in qualità di pubblico amministratore ho il DOVERE di farmi carico del bene generale della comunità che rappresento, al di sopra di aspirazioni specifiche, anche quando queste siano legittime ed importanti, come l’ambito occupazionale. Alla Cisl dico che politicamente mi converrebbe molto di più aderire subito alle richieste di riapertura dell’impianto: terrei un bell’incontro con i lavoratori e le loro famiglie, pronuncerei il roboante annuncio della riapertura e passerei per eroe, probabilmente guadagnando consensi. Ma così non sarei sereno. So che gli abitanti di Sant’Angelo, Zelo o Casalmaiocco non scenderanno in piazza a manifestare a mio favore su un problema che non sentono loro, perché distante. Ma in cuor mio saprò di aver fatto la cosa giusta e di avere la coscienza a posto. Chi per ruolo è chiamato ad avere una visione territoriale (mi riferisco ai mass media, ai partiti, alle associazioni, agli stessi sindacati) esprima la sua opinione. Io credo che non esista oggi l’invocazione di una commissione antimafia e domani la richiesta di chiudere gli occhi. Non esiste la richiesta di regole uguali per tutte come base solida per lo sviluppo economico e la contestuale richiesta di deroghe dove queste non ci possono essere. Non esiste, lo dico ai lavoratori (per i quali come già in casi precedenti siamo a disposizione per operare concretamente per la loro tutela), uno striscione con la scritta “vergogna” indirizzata a chi pretende il rispetto delle regole come primo elemento della convivenza civile e come argine più importante a sgradite derive nel nostro territorio. La richiesta di spiegazioni andrebbe innanzitutto rivolta all’imprenditore.

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