
Mi ha colpito, lo dico con gioia mista a commozione, vedere (Il Cittadino del 31 ottobre) una ventina di persone, in gran parte leghisti, e uno o più infiltrati (non leghisti), schierati davanti al negozio che a Borgo San Giovanni ospita 16 persone: 11 donne e 5 bambini. Tutti e venti protestavano “Non protestiamo contro donne e bambini, ma per le condizioni di una struttura che ha raggiunto la massima capienza, e di cui oggi non è confermata l’agibilità”. Ho citato tra virgolette quanto hanno dichiarato al giornale perché questa presa di posizione penso rappresenti una svolta, un cambiamento di direzione, un “cambiare verso” di marcia per la Lega. I leghisti sono oggi preoccupati delle condizioni in cui vivono 16 persone. Mi si apre il cuore. “Sono d’accordo con loro”, mi sono detto. Poi ho guardato attentamente la foto, l’aria sorridente: pensavano forse ai pacchi dono con vestiti, alimentari, generi di prima, seconda e forse terza necessità che ognuno aveva portato (“Non si vedono perché devono averli già consegnati” ho pensato)… Poi lo sguardo è caduto sul manifesto appeso di lato, sulla cancellata. “Clandestino è reato”. Cari cittadini/paesani di Borgo San Giovanni, donne e uomini di Borgo: forse potevano informarci meglio, forse potevamo accoglierli più dignitosamente. Forse… E di certo non possiamo accogliere tutte le donne, gli uomini o i bambini che fuggono da guerre, stupri, fame, miseria e quant’altro noi possiamo immaginare di terribile, senza mai averlo provato veramente sulla nostra pelle. Certo possiamo discutere di quanti posti di lavoro, anche di quelli che noi rifiutiamo, ci portano via, di quante tasse pagheranno e pagano per contribuire alle nostre pensioni, di quanto producono, di quanto contribuiscono al PIL nazionale, di quanto… Oppure potremo discutere se l’art. 3 della nostra Costituzione vada confermato o se anche su questo si debba “cambiare verso”. Potremo fare tante cose. Ma per piacere: che si abbia l’onestà intellettuale (non ne serve molta) e l’intelligenza (idem) di non ingannarci, o peggio, farci noi stessi ingannare da questa triste messa in scena a cui il nostro Sindaco, non certo inconsapevolmente, si è prestato. Non facciamoci ingannare dalle menzogne! E per non farci ingannare basta porci due semplici domande: “Questo gruppo di leghisti è veramente interessato alle condizioni in cui stanno vivendo queste donne (di cui due incinta) e questi bambini? E la loro manifestazione davanti a quel locale era di solidarietà con loro, o quello che pensano è che sono tutte clandestine (come il cartello che hanno affisso dice) e vadano quindi tutte rispedite al loro paese “a calci in culo”, come con finezza, spesso tra loro e ridendo, dicono? E se rispondete come penso sia inevitabile rispondiate (sempre alle due condizioni dette prima), domandatevi: che ci fa il Sindaco di Borgo insieme a loro? Cosa condivide con loro? Ma soprattutto cosa farà per rendere meno dura la loro presenza (delle donne e dei bambini, ovviamente)? Questa estate l’Associazione Borgo Solidale l’ha incontrato per parlare del Doposcuola in paese. Ci è sembrato disponibile. Il Doposcuola noi lo faremo. L’associazione Borgo Solidale a cui sono iscritto, lo rimetterà in piedi, con le poche forze che quest’anno ci sono: mancano ancora volontari sufficienti, ma partiremo presto, anche con pochi ragazzi/e, ma sperando di “allargarci”. E partito il Doposcuola cercheremo di attivare un corso di italiano per stranieri. Da che parte starà il Sindaco di Borgo San Giovanni qui fotografato mentre protesta per le condizioni non decorose o inagibili in cui vivono queste profughe non clandestine? E i consiglieri comunali? Speriamo stiano dalla parte di quelle abitanti di Borgo, in gran parte donne, che sono già andate a esprimere solidarietà a queste altre donne, e a portare un primo aiuto. È tempo anche per Borgo di schierarsi. Che non vuol dire accettare tutto e tutti. Che non vuol dire prima gli stranieri e poi noi. Che non vuol dire… tante cose. Invitiamo tutti a fare la loro parte. Di solidarietà, naturalmente e innanzi tutto. E coordinandoci (perché non servono solo maglioni se mancano scarpe). E uscendo allo scoperto, dicendo che come prima cosa non andremo mai davanti a quel negozio fingendo un falso e meschino interessamento, ma per esprimere vera solidarietà, per portare aiuto, per condividere un po’ i loro spesso non narrabili drammi. Poi discuteremo del resto, con passione e argomenti. Smettendola di essere o di fare ”i cazzimanini o i littoriani” (dai vecchi nomi di Borgo. n.d.r.), ma credendo e attuando il primo comma dell’art. 3 della nostra Costituzione. O meglio ancora, il suo secondo comma, poco letto o comunque poco attuato e a cui rinvio, con preghiera alle autorità competenti di attuarlo col “rimuovere” davanti a quei locali, qualora si ripresentassero, come specifica sempre quel comma, “gli ostacoli… che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…”.
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