Nelle nostre stalle entrano i casari, non certo i chimici

Egregio direttore, le scrivo nuovamente per esprimere solidarietà al collega Inzoli Domenico la cui lettera del 18/2/2011 ha sollevato un problema per tutti noi agricoltori. La situazione delle quote latte infatti è stata gestita politicamente e sindacalmente e quindi amministrata in modo estremamente confuso e questo ha portato molti ad approfittarne. Anche la mia famiglia possiede da tre generazioni una stalla che produce latte e che è sottoposta al regime delle quote. Le porto la mia esperienza : nei primi anni ‘90 ho ricevuto tutte quote (per fortuna mia di tipo A) ma alla fine dell’anno avevo «splafonato» di 200 q.li. I motivi?1) noi produciamo in litri, le quote sono calcolate in Kg. e, considerando che il latte ha un peso specifico che va da 1,029 e 1,035 g/ml , si ha che un litro di latte pesa da 1029 grammi a 1035 grammi. E qui già i conti, su qualche ettolitro, cominciano a non tornare, poi2) la percentuale di riferimento del grasso a me era calcolata sul 3,67 % mentre la media di grasso del latte delle mie vacche è risultata 3,76 e si sa che il grasso è più pesante. Risultato alla fine dell’anno la multa mi è stata trattenuta direttamente dagli organi competenti. Per questo ho deciso di entrare in una Cooperativa di produttori per poter avere la possibilità di calmierare i debiti.I lettori dei quotidiani come il suo vengono a conoscenza dei problemi dell’agricoltura italiana solo attraverso notizie negative come «mucca pazza», influenza aviaria, (in questo caso qualcuno con i vaccini ha guadagnato parecchio!!), mozzarelle blu, formaggi scaduti e rimessi in commercio e così via.Io vorrei solo dire che il nostro latte è il migliore del mondo: le nostre aziende sono controllate dal sistema della tracciabilità che va dall’alimentazione all’uso di diserbanti, dei concimi, dai controlli sulle malattie (Tbc, brucellosi) dall’uso di antibiotici e sulfamidici o altri medicinali. Viene poi controllato con i parametri delle cellule somatiche, della carica batterica e così via. Chi fa agricoltura con passione sa che nelle nostre aziende entra il casaro, non certo il chimico.Cordialmente

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