Nelle liste per la Provincia le donne sono state quasi ovunque dimenticate

Sono state formalizzate mercoledì 12 ottobre le liste elettorali per il rinnovo del Consiglio Provinciale lodigiano. Già qualche tempo fa, nella prima decade di giugno 2016, avevo sottolineato la necessità della presenza femminile nella rappresentanza politica, fornendo una mappatura del territorio, a livello amministrativo locale, nei Comuni, e auspicando che si prestasse attenzione al tema.Le motivazioni che dovrebbero far riflettere sull’argomento, sono di ampia portata, ma, si tende a considerarle di scarso peso, ritenendo la presenza femminile più una questione settaria che sostanziale, a dimostrazione della scarsa “cultura” politica e amministrativa.La mancata presenza delle donne produce gravi effetti negativi, sia dal punto di vista culturale che sociale e anche in termini di costi che tutti paghiamo e che si riflettono su tutti.Quattro sono le liste presentate: Unione Civica, Noi Lodigiani Uniti, Progetto Civico per il Lodigiano, Uniti per il Lodigiano.Nella prima, su 8 candidati, 1 è una donna, il 12,5%.Nella seconda, su 8 candidati, tutti sono uomini, 100% maschile.Nella terza, su 8 candidati, 2 sono donne, il 25%.Nella quarta, su 10 candidati, ci sono 5 donne e 5 uomini, lista al 50% di rappresentanza.Se a questi dati aggiungiamo che si potevano presentare sino a 10 candidature, si capisce bene come la percentuale di presenza femminile poteva essere aumentata con l’implemento di due ulteriori candidature di donne, per la prima e la terza lista, mentre solo la quarta lista ha presentato 10 designazioni e con una formazione paritaria.La seconda lista si commenta da sé.Va ricordato che la normativa non obbliga al rispetto della rappresentanza per entrambi i generi, almeno per i primi due mandati, ma delude, ancora una volta, il fatto che occorra una legge per fare ciò che dovrebbe essere prassi.Ma se questo è quanto, ritengo che un’altra questione vada affrontata e subito: già è grave che le donne o non ci siano o siano scarsamente presenti, altrettanto pesante sarebbe la loro assenza l’indomani della votazioni. Non sarebbe accettabile un consiglio provinciale al maschile, non è pensabile che questo territorio, che da una parte si dice “sensibile” alle questioni delle pari opportunità, ai temi del lavoro, alla necessità di conciliazione dei tempi delle famiglie, al tema delle famiglie si scordi poi di mettere in atto la prima norma: la presenza delle donne, là dove occorre una lettura quotidiana dei bisogni.

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