Mia madre sulla sedia a rotelle, un’odissea per lasciare l’ospedale

Egr. Direttore, è la prima volta che scrivo al suo pregiatissimo quotidiano, Le chiedo un piccolo spazio perché la vicenda che mi ha coinvolto, devo proprio farla conoscere ai suoi lettori, ma soprattutto spero di ricevere una risposta da chi di dovere. Mia madre di 81 anni è stata ricoverata nel mese di luglio presso l’Ospedale Maggiore di Lodi con un ictus e non solo, la mamma è anche diabetica, ipertesa e con un decadimento cognitivo. Niente da dire su come è stata curata ed assistita dal personale medico ed infermieristico, ma al momento delle dimissioni (avvenuto dopo un‘attesa di 4 ore rispetto all’ora prevista) sorge il problema. Poiché la mamma ovviamente non riesce a camminare da sola, chiedo all’infermiera del reparto una sedia a rotelle, mi viene detto che avrei dovuto lasciare la carta d’identità per poi riportare in reparto la sedia, e poi sarei dovuta uscire dal pronto soccorso. Sono rimasta un po’ perplessa, ma comunque scendo al pronto soccorso e vengo fermata da un’infermiera che mi dice che assolutamente non posso uscire da lì ma da via Secondo Cremonesi. Questo significava per me lasciare la mamma nell’atrio, riportare in reparto la sedia a rotelle e andare a prendere l’autovettura al parcheggio, entrare dal passaggio con la sbarra e salire davanti all’entrata. Lascio la mamma da sola, sono le ore 17,00 e a quell’ora all’accoglienza non c’era più nessuno. Salgo in reparto, lascio la sedia a rotelle, mi precipito giù, vado a prendere l’auto, faccio il giro e arrivo all’altra entrata, suono il citofono per farmi alzare la sbarra per salire a prendere la mamma, e mi viene risposto: “Assolutamente no!, non si può salire !”.Rimango senza parole. Lascio la macchina con le doppie frecce davanti alla “nuovissima” entrata (rischiando la multa). Prendo una sedia a rotelle che trovo nell’atrio lasciando ancora allo sportello il mio documento d’identità allo sportello di accoglienza, prendo l’ascensore, e di corsa vado a recuperare la mamma. La metto sulla sedia a rotelle e ritorno all’entrata dove devo accomodarla in auto. Fortunatamente trovo una signora gentilissima, che non ringrazierò mai abbastanza, che vedendomi in difficoltà mi aiuta a far salire la mamma. Riporto a questo punto dentro la sedia a rotelle, recupero il mio documento e finalmente mi avvio verso casa…. Mi veniva da piangere per la rabbia che avevo in corpo!Sono veramente indignata e mi chiedo: ma non esiste una procedura di dimissioni per chi non può uscire con le proprie gambe? Se si, mi piacerebbe proprio conoscerla, ma mi piacerebbe ancora di più che la conoscesse il personale operante in Ospedale. Grazie, un cordiale saluto

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