Ma perché rimpiangere un’ostetricia che non esiste più?

Gentile direttore, ho letto nell’edizione di mercoledì un editoriale che raccoglie la testimonianza di una anziana ostetrica che rimpiange i tempi passati durante i quali non esisteva l’applicazione delle più moderne tecniche di monitoraggio del benessere fetale in travaglio di parto, periodi durante i quali si praticava un’ostetricia da ‘’battaglia». Ebbene vorrei ricordare, con il dovuto rispetto, che circa 30-40 anni orsono la morbilità e la mortalità perinatale in Italia si collocavano a metà strada tra i paesi del 30 mondo ed i paesi industrializzati, mentre, grazie all’introduzione di tecniche sempre più sofisticate di controllo del benessere materno-feto-neonatale, grazie all’aumento costante della cultura, acquisita anche grazie all’istituzione della laurea in scienze ostetriche ed infermieristiche, grazie al maggior rispetto per l’integrità anatomica di ogni individuo, oggi, il livello delle complicanze materno-fetali in Italia, si colloca ai valori più bassi tra tutti i paesi industrializzati: un conto è rimpiangere il periodo della vita in cui si era giovani, un altro conto è il rimpianto di una ostetricia che fortunatamente non esiste più. Tutto il personale è ogni anno coinvolto in un aggiornamento costante che produce protocolli ispirati alle moderne linee guida delle maggiori società internazionali di Ostetricia e Ginecologia, la scrupolosa adesione ai quali permette di mantenere il passo con il progresso della medicina, senza tralasciare naturalmente l’importanza dell’aspetto umano di empatia tra operatori e pazienti.

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