Ma i nostri amministratori si ritengono immortali?

Spettabile Direttore, vorrei condividere con i lettori del Cittadino una riflessione sul tema della sicurezza.In questi tempi di migrazioni di massa e fughe dai paesi in guerra la gente invoca spesso la sicurezza contro chi “invade” l’Europa e le nostre città. Non sono così ingenua da ignorare il problema: penso che accoglienza e sicurezza siano le due dimensioni da garantire a tutti in questo periodo.Se è, però, vero che tutti vogliono sicurezza, riflettiamo un attimo sul tipo di sicurezza che viene garantita ai Lodigiani.Giovedì sera (17 settembre) una mia amica stava recandosi ad una conferenza alla chiesa di S. Filippo: questa era la sua intenzione… peccato che sul corso Umberto abbia trovato una delle tante “tagliole” di cui è disseminato il centro città e che dovrebbero servire come porta biciclette. Si tratta in questo caso di un unico ferro che sporge di qualche decina di centimetri, modello tagliola, appunto, completamente mimetizzato con il colore della strada e difficile da scorgere al buio. La persona in questione non l’ha visto ed ha fatto “un bel volo” che le ha causato lividi in faccia, escoriazioni varie, tre denti scheggiati ed un calo di pressione che l’ha quasi fatta svenire. Fatto salvo che l’imprevedibile, la sfortuna, l’incidente possono sempre capitare, la gente che l’ha soccorsa ha riferito di molti altri episodi di persone che sono cadute a causa delle tagliole, con conseguenze anche peggiori rispetto a quanto successo alla mia amica. Mi sono spesso chiesta chi abbia potuto prima di tutto costruire e poi mettere questi aggeggi in città e mi è venuto il dubbio che si tratti di una produzione artistica, considerata la forma non comune, di qualcuno che forse ha perso di vista il buon senso pratico. Mi chiedo: ma i vecchi porta biciclette come quelli davanti al negozio delle Paoline in via Cavour non vanno bene? O questi sono troppo “prevedibili”, comuni e sicuri?Il secondo punto su cui vorrei far riflettere, sempre in merito alla sicurezza, riguarda le vie senza marciapiede ormai così comuni nel nostro centro città. Via Magenta, tanto per non far nomi, è diventata veramente difficile e pericolosa da percorrere: non essendoci marciapiede i pedoni non sanno dove andare e sono spesso “costretti” tra le macchine in transito e quelle parcheggiate che occupano uno spazio consistente. Qualche mese fa mi è capitato di vedere questa scena in via Magenta: su un lato della via c’era un ponteggio e sull’altro lato una macchina parcheggiata (le strisce blu che delimitano il parcheggio molto larghe). Arriva un’ambulanza fortunatamente non in emergenza: per passare ha dovuto fermarsi e fare manovra. Mi sembra una follia perché se ci fosse stata emergenza... che ne sarebbe stato del paziente? Non vorrei “tirarla” a nessuno ma i nostri amministratori pensano mai che ci si potrebbero trovare loro nella suddetta situazione di emergenza? O pensano invece di essere immortali, di “veleggiare” a un metro da terra, in modo da evitare le tagliole, e di essere perfettamente sicuri in una città che inizia a non essere più “a misura” d’uomo? Forse le vie senza marciapiedi sono adatte alle grandi città europee, ma nel nostro centro non sono proprio adeguate e rischiano di diventare pericolose per chi le percorre!Si potrebbe infine anche fare un riferimento fugace alle luminarie artistiche che qualche anno fa hanno “rallegrato” il nostro centro nel periodo natalizio: nessuno osava passarci sotto per paura di ricevere un trapezio o una mega struttura geometrica in testa!!Ci sono tanti episodi che fanno riferimento a situazioni di pericolo che si possono, e a mio parere si devono, evitare: è necessaria una raccolta di firme per far togliere le tagliole? O cos’altro?La conferenza nella chiesa di S. Filippo, cui la mia amica voleva partecipare, riguardava l’enciclica di Papa Francesco Laudato Si’. Don Cesare Pagazzi, il relatore, ha sapientemente fatto emergere che per cercare di risolvere i tanti problemi che affliggono il nostro mondo l’uomo dovrebbe recuperare il senso del dono della terra, del nostro pianeta che l’uomo ha ricevuto gratuitamente da Dio, e nel quale potrà continuare a vivere solo a patto di recuperare quella dimensione di “custodia”, salvaguardia e condivisione che era nelle intenzioni del creatore.Forse anche i cittadini lodigiani, da sempre accoglienti con chi viene da lontano e solidali con chi è nel bisogno, vorrebbero sentirsi un po’ più “custoditi” e “sicuri” nella loro città invece di diventare preda di tagliole urbane.

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