Ma il nostro assessore alla pace cosa ne pensa?

Anche la nostra città, alla fine, si è accodata al novero degli enti locali che espongono lo striscione “ridateci i nostri Marò”.Questa decisione, non collegiale e non condivisa, lascia in noi molte perplessità, perché riduce una vicenda complessa e spiacevole ad uno slogan semplice e demagogico, appunto il “ridateci i nostri bravi ragazzi”, che oltretutto rende patente l’impotenza e l’insignificanza del nostro paese nel contesto internazionale, oltre che manifestare il pressapochismo dei diversi governi che si sono palleggiati la triste vicenda.Triste, perché quasi nessuno ricorda che il problema dei due fucilieri di marina, Latorre e Girone, nasce dal fatto che il 16 gennaio 2012, al largo delle coste indiane, i due soldati hanno sparato contro un peschereccio, scambiato per una nave pirata, uccidendo due pescatori indiani. Un fatto comunque lo si guardi inqualificabile, per risolvere il quale i nostri governi ha dato il via ad una serie tragicomica di incidenti legali, scontri diplomatici, petizioni ad organismi internazionali, al consiglio d’Europa ecc, tutti regolarmente caduti nel vuoto, o poco più.Ora, una domanda sorge spontanea: perché tutti ci siamo indignati quando i libici ci hanno mitragliato i pescherecci ( sono passati solo cinque anni), ed adesso non importa a nessuno se i nostri militari mitragliano pescatori indiani? Perché tutti si sono indignati quando gli Stati Uniti hanno sottratto alla giustizia italiana i colpevoli del disastro del Cermis, e adesso diventa giusto sottrarre alla giustizia indiana i due militari? Che del resto, sono ancora indagati dalla procura militare italiana per violata consegna aggravata e dispersione di oggetti di armamento in mare. Perché, nel centenario della “inutile strage” della prima guerra mondiale, siamo ancora al punto che chi indossa una divisa è innocente ed assolto da qualunque cosa faccia, solo perché indossa una divisa? Abbiamo un assessore alla pace, in comune, e ci piacerebbe sapere cosa ne pensa. Ci piacerebbe sapere se pensa che il diritto sia uguale per tutti, sempre, oppure se qualcuno ha più diritto ai diritti di altri, perché indossa una divisa. Ci piacerebbe sapere se è d’accordo con la retorica nazionalista degli “italiani brava gente”, buoni anche se sparano a pescatori inermi, tanto i pescatori sono indiani. Ci piacerebbe sapere se per lui pace è solo “assenza di guerra” o se è attivare azioni, pensieri, cultura capaci di perseguire la pace ed il diritto a prescindere, o se pensa che chi indossa la divisa è un eroe qualunque cosa faccia, solo perché indossa la divisa. Non dimentichiamo i nostro marò, quindi, ma chiediamo giustizia per le vittime, e soprattutto non dimentichiamo gli altri italiani rapiti, come il cooperante Giovanni Lo Porto, sequestrato in Pakistan nel 2012, o di padre Paolo Dall’Oglio, scomparso in Siria nel 2013. Della sorte di entrambi ancora oggi non si sa nulla. Che bello sarebbe se sui comuni d’Italia apparissero striscioni con i loro nomi, che chiedono di non dimenticarli, magari colorati con l’arcobaleno.

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