L’Occidente stavolta non è uscito indebolito

Non è facile commentare l’attacco terroristico al Charlie Hebdo, perché si rischia di incappare in due errori: quello della speculazione politica e quello di lasciarsi trasportare dalla “pancia” nell’esprimere dei giudizi. Sperando di non cadere in uno di questi due errori, cercherò di esprimere un mio parere (che spero possa essere condiviso e non banale). Innanzitutto, voglio affermare con forza che questo attacco è stato un attacco da parte di terroristi islamici: non possiamo nasconderci dietro un dito ed affermare che il terrorismo non ha un orientamento religioso o un colore politico, perché se gli atti terroristici hanno tutti l’obiettivo di diffondere il panico, le ragioni ultime (o prime, fate voi) che lo spingono sono differenti, e se non comprendiamo profondamente queste motivazioni siamo destinati a perdere quella che oramai è diventata, per citare il papa, una terza guerra mondiale frammentata. Credo sia dunque doveroso ammettere che esiste un problema di relazione fra Occidente ed Islam, soprattutto se consideriamo che i responsabili degli attacchi in Europa - l’attentato alla metropolitana di Londra, la decapitazione del soldato inglese alla luce del sole, l’assalto al giornale satirico Charlie Hebdo – sono stati dei cittadini europei: indizio, questo, del fallimento del multiculturalismo e del paradigma per il quale l’integrazione si fa concedendo la cittadinanza in modo indiscriminato. Una seconda considerazione riguarda la simbologia, piuttosto esplicita, di questi attacchi; se ci pensiamo per un istante, tutti gli obiettivi colpiti dal terrorismo islamico hanno una forte valenza simbolica: le Torri Gemelle, simbolo della potenza economica americana e, più in generale, occidentale; la metropolitana di Londra, simbolo delle metropoli e del movimento libero dei cittadini; Charlie Hebdo, simbolo della libertà di espressione, talvolta portato agli estremi. Ma non solo: Charlie Hebdo è infatti anche il simbolo di un altro aspetto della nostra vita, forse spesso relegato in secondo piano: la libertà di ridere di tutto, la capacità di sdrammatizzare anche le situazioni più tristi; ed è proprio ciò che è avvenuto in questo caso, con la straordinaria reazione dei vignettisti di tutto il mondo, i quali sono riusciti a sminuire un attacco diretto al cuore della satira, mostrando come la capacità di reagire possa partire anche con un sorriso esibito di fronte ad una tragedia. Per questo sono convinto che il 7 Gennaio 2015 l’Europa e l’Occidente non siano usciti indeboliti da questi fatti di sangue, anzi: sono sicuro che la reazione della satira sia stata la prima vera vittoria dell’Europa sul terrorismo: dopo l’undici Settembre le borse sono crollate, dopo la metropolitana di Londra abbiamo avuto paura a spostarci nelle nostre città, dopo l’attacco al Charlie Hebdo siamo riusciti a sorridere.

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