Le proteste sono sacrosante, ma l’aumento arriva da lontano

Leggo la lettera del sig. Luca Pedrazzini sull’aumento di 3 euro al giorno per le rette di degenza a Santa Chiara e da un lato, come contribuente mi trovo ad appoggiare le sue rimostranze, dall’altro, come operatore della struttura e rappresentante sindacale interno, consapevole anche delle motivazioni che hanno portato a tale aumento mi sento in dovere, in tutta tranquillità, di schierarmi dalla parte dell’Amministrazione.

Sono fermamente convinto che un altro salasso dalle tasche di contribuenti che non possono sfuggire a tale prelievo sia motivo di giuste rimostranze, ma come, in un periodo di crisi in cui neppure il Conte Dracula avrebbe saputo fare di meglio con tasse a go-go e nuove leggi recessive un altro doloroso ed ulteriore costo da aggiungere a tutto il resto?

Sig. Pedrazzini, le sue rimostranze, come quelle di tutti i parenti degli Ospiti di Santa Chiara ed altri milioni di italiani sono comprensibili ma, perché un ma c’è sempre e questa volta è ben motivato mi creda, da 3 anni l’amministrazione non aumentava le rette e se lo ha fatto, a noi è stato detto, e non ho motivo di dubitarne, la colpa non è dell’Amministrazione, ma parte da lontano.

Parte da un governo che taglia agli Enti Locali per arrivare alle Regioni dove un Governatore a vita, tanto abile ad inaugurare cantieri o mega-strutture (ha presente il mausoleo ad imperitura memoria che ha preso il posto del Pirellone?) o stazioni di rifornimento per autovetture ad idrogeno decide di tagliare i finanziamenti a strutture come Santa Chiara salvo poi riempirsi la bocca di paroloni come welfare, sociale, assistenza sanitaria principe etc etc.

Quindi, a cascata, se mi tagli i fondi, questi fondi da un altra parte devono uscire se vogliamo che Santa Chiara e le altre Asp o case di riposo o ex - Ipab restino in piedi e continuino ad erogare servizi d’eccellenza come l’assistenza ai nostri anziani.

Mi creda, potrei raccontarle di case di riposo a 100 euro e oltre al giorno, anche in zona, dove a parte un rancio (non vitto sig. Pedrazzini, ma rancio ed un letto) tutto il resto è da considerarsi extra).

A Santa Chiara viene erogato un servizio d’eccellenza mi creda, che ben poche case di riposo possono vantare e non solo nel circondario. A Santa Chiara il personale è preparato e checché ne dica qualcuno che bazzica l’ambiente anche se in 19 anni di servizio non ho ancora capito a che pro né perché, è coscienzioso ed opera con scrupolo ed abnegazione a favore delle persone ricoverate che spesso hanno proprio nel personale il loro unico punto di riferimento, il personale è preparato a svolgere le sue mansioni, in altre strutture no.

La struttura è stata rinnovata nel suo complesso in toto e si presenta anche piacevole alla vista, nulla è fatiscente e lasciato al caso e le rette finora sono state tra le più basse in assoluto nonostante l’erogazione di servizi d’eccellenza ed una assistenza principe. Certo, mi dirà lei , tanto non sei tu che paghi ma noi. Concordo con lei che altri 1095 euro/annui non siano costi irrisori ma io ebbi a proporre, seppure in via informale visto che non rientra nei miei compiti né tantomeno nei miei poteri qualcosa che secondo me si avvicina assai al discorso di equità a cui lei fa riferimento.

La retta come lei ben sa a Santa Chiara è indifferenziata, o meglio, a secondo dei reparti si paga e quindi il Centro diurno ha un costo diverso dal Nucleo Alzheimer che a sua volta ha una retta diversa dai reparti standard come le cosi dette infermerie che a loro volta differenziano dal nuovo reparto extra-ricettività.

Ma in ogni reparto la retta è identica per ogni Ospite e qui secondo me non esiste equità. Se chiedo di usufruire di un qualsiasi servizio erogato dalle P.A.,e ribadisco qualunque servizio, mi viene chiesto l’ISEE, dai buoni mensa per i figli a scuola ai buoni pasto per gli anziani a casa finanche al tele soccorso o ai soggiorni climatici per anziani ma a Santa Chiara no, un figlio che ricovera un genitore e che magari guadagna 20/30.000 euro annui e magari deve integrare visto che il genitore ha una pensione da fame paga la stessa retta che paga chi guadagna 100/200/300.000 euro o più e di conseguenza i costi e gli aumenti vengono ripartiti in egual misura.

Ricordo intorno alla fine degli anni ‘90 un tale che aveva la madre ricoverata nel reparto in cui allora prestavo servizio. Ferrari, maxi-moto, villa megagalattica in un quartiere residenziale a Lodi, barca ormeggiata a Genova (perché costava meno l’ormeggio mi diceva) e casa a Montecarlo proprio sopra la curva del tabaccaio, bene, lui pagava la stessa retta che pagava un signore che aveva dovuto ricoverare la moglie con enormi sforzi economici e la sera spesso io ed i miei colleghi mentre mangiava la moglie servivamo di nascosto anche a lui qualcosa per tirare il giorno dopo.

Ma questa persona pagava la stessa cifra e fuori non aveva la Ferrari e viaggiava in autobus con un abbonamento fornitogli gratuitamente dal comune di residenza. Ecco, io credo che se anche a Santa Chiara si applicassero tariffe legate al reddito e non generalizzate forse lei non avrebbe motivo di lamentarsi per un aumento che comunque era improcrastinabile e che l’amministrazione ha dovuto applicare, mi creda, obtorto collo.

Un ultimo appunto anche se polemico, anni fa un tale, dopo aver parcheggiato nel chiostro la sua bella utilitaria come faceva tutti i giorni vagava senza meta giustificando gli aumenti, che allora sì erano annuali, addebitandoli agli aumenti degli stipendi dei dipendenti e scaricando su di noi le colpe degli incrementi tariffari a carico delle famiglie, già allora erano baggianate oggi sarebbe fantascienza visto che i nostri stipendi sono bloccati grazie al sig. Brunetta ed al governo di cui faceva parte che ha deciso un blocco per 4 anni di qualsiasi aumento ma ciò nonostante noi non abbiamo ridotto il nostro impegno sul posto di lavoro correlandolo alla riduzione del nostro potere d’acquisto.

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