L’argomento della Politica Agricola Comunitaria

Mai come oggi, con la crisi tra Russia e Ucraina tuttora in atto e le ripercussioni negative sulle esportazioni agroalimentari, diventa una necessità e una urgenza tornare a parlare di Politica Agricola Comunitaria.L’embargo russo sulle nostre produzioni agricole e non ha messo ancora una volta in evidenza la fragilità della politica agricola messa in atto in questi anni dalla Comunità Europea; è emersa soprattutto la rigidità di un sistema – quello agroalimentare europeo – incapace di rispondere in maniera efficace a scossoni di notevole portata. Così, dopo una stagione particolarmente critica per l’agricoltura italiana messa in ginocchio dall’inclemenza del tempo, l’instabilità dei mercati internazionali, verso i quali si dirige buona parte delle nostre produzioni di qualità – tra queste il Grana Padano -, rischia di dare il definitivo ko alla nostra produzione agricola.Nel periodo di semestre italiano alla guida della Comunità Europa, chiediamo anzitutto alla politica di prendere decisioni rapide e concrete di sostegno all’agricoltura, rivelatosi in questi anni un settore trainante per tutta l’economia italiana.Occorre avere il coraggio di affrontare le questioni aperte, evitando di continuare a posticiparne le soluzioni nella speranza che si risolvano da sole: si tratta di prendere decisioni, anche con la consapevolezza di non poter soddisfare tutti.Una volta iniziato un percorso, poi, si tratta di avere la forza di portarlo a termine, evitando il vizio tutto italiano di porre inizialmente una questione al centro dell’attenzione, per poi – dopo un certo periodo di tempo - dimenticarsene senza arrivare alla conclusione necessaria.Oggi, due sono i punti ‘caldi’ per il futuro dell’agricoltura nelle province della Bassa Lombardia: la direttiva sui nitrati e l’applicazione della Politica Agricola Comunitaria definita a Bruxelles.In primavera la direttiva nitrati, grazie al lavoro incessante dell’assessore regionale, Gianni Fava, era finalmente approdata all’attenzione dei Ministeri alle Politiche Agricole e a quello dell’Ambiente; grandi promesse di tempi rapidi - in effetti qualche passo in avanti in questa direzione è stato fatto rispetto ai tempi biblici del passato - e con risultati sicuramente migliorativi, anche se non del tutto rispondenti alle attese degli agricoltori. Restiamo in attesa che il testo venga divulgato.Quanto alla Politica Agricola Comunitaria, dopo un luglio di fuoco sulle modalità di applicazione, si è arrivati ad un accordo fra Stato e Regioni che non rappresenta certo il risultato migliore possibile.Si lasciano, infatti, in sospeso questioni cruciali, come l’applicazione del cosiddetto ‘greening’, vale a dire tutte le misure ambientali che la nuova pac, che rappresenta quasi il 30% dei contributi previsti per le aziende agricole che lo scelgono: se non ben modulato, il ‘greening’ rischia di portare nuovi vincoli e costi aggiuntivi alle aziende!Ad esempio, le aziende con oltre trenta ettari di terreno sono obbligate ad avere il 5 % della superficie dedicata ad aree a focus ecologico, cioè aree non dedicate più alla coltivazione.Alla vigilia delle semine autunnali, le imprese agricole delle nostre province a forte vocazione zootecnica non possono essere lasciate nell’incertezza su che cosa seminare, oppure se lasciare i terreni a riposo.Resta, poi, una domanda di fondo sulla quale attendiamo una risposta in tempi brevi e certi: se il tema di Expo 2015 – che si terrà come sappiamo a Milano – è ‘Nutrire il pianeta’, cosa deve fare il nostro Paese che riesce a produrre solo il 70 % di quello che mangiamo?In quale direzione si vuole andare?Per questo è necessario che la politica dia risposte nel più breve tempo possibile!All’assessore regionale Gianni Fava e al Ministro alle Politiche Agricole Maurizio Martina chiediamo di riprendere in mano in maniera decisa l’argomento della Politica Agricola Comunitaria: occorrono, infatti, decisioni forti che non penalizzino alcun settore della nostra agricoltura, che diano certezze all’insegna della concretezza, senza cadere nella demagogia o lasciandosi guidare da necessità elettorali.L’obbiettivo di fondo è chiaro: far sì che l’agricoltura continui ad essere motore della ripresa dell’intera economica italiana.

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