L’agricoltura lodigiana sta morendo ma non interessa

Egregio direttore leggendo il commento di Nicola Salvagnin in prima pagina del Cittadino di Sabato 20 agosto mi sento già di contraddirlo fin dal titolo «Agricoltura, il futuro è molto buio» ci stava meglio «Agricoltura, il presente è molto buio», e questo da quando la Comunità Europea decise, anni fa, che l’Italia doveva diventare una nazione consumatrice e non produttrice. La nostra politica di allora ha accettato e noi ci siamo privati di una delle poche risorse che l’Italia poteva avere a disposizione. A questi prezzi abissali tra il produttore e il consumatore su tutte le filiere, dalla carne al latte, dalla frutta all’olio, dal pesce alla verdura, il risultato è che migliaia di aziende agricole chiudono ogni anno, ma tutto questo all’opinione pubblica, giornalistica e sindacale non interessa. D’altronde, se chiude un’azienda che ha 2-3 dipendenti, non importa a nessuno, ma un’industria di 300-400 operai, allora sì che c’è la notizia. Facendo così ci costringono a mangiare strani ro con nome italiano, senza controlli e rintracciabilità. Questa primavera, un bar del mio paese mi ha contattato per la vendita di latte crudo in macchinette, conoscevo l’agricoltore che riforniva fino a quel momento il bar e mi ha spiegato che è stato costretto a smettere perché l’Adl quotidianamente veniva in azienda a controllare le cellule somatiche, la carica batterica, la percentuale del grasso del latte e così via. Spesso, secondo l’Asl, il latte non era a norma per la vendita, malgrado adesso si munga nella pulizia più assoluta, e il latte passa direttamente dalla mammella della vacca al frigo senza alcun contatto esterno. Oramai la quasi totalità degli allevamenti di conigli, galline, anatre, oche, tacchini, sono “a soccida”, cioè l’agricoltore riceve dagli industriali gli animali, il mangime, i prodotti sanitari, e presta il suo lavoro e le sue strutture per portare a “maturazione” il prodotto che poi viene ritirato dai committenti. Ora è il turno dei maiali e, se si continua su questa strada, verrà anche il turno delle vacche da latte. In conclusione, l’imprenditore agricolo non entra più nelle decisioni aziendali, ma resta sempre e solo un operaio assoggettato alle esigenze delle grosse imprese alimentari e dei supermercati. Grazie per l’attenzione.

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