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Lunedì 24 Ottobre 2011
La scalinata cade a pezzi, chi è il responsabile dello scempio?
La «nuova» scalinata metallica che a Lodi collega via Secondo Cremonesi alla parte alta della città ne è un esempio. Come mostrano le foto, la ruggine la fa da padrona. Sono marciti i supporti dei punti luce lasciandoli cadere al suolo e sono ad un buon livello di decomposizione le basi delle alzate. Ma questo è uno dei guai minori. Non è escluso, vista la scarsa qualità del lavoro svolto, che in breve tempo arrivi ad intaccare anche parti strutturali.
Aumenta di giorno in giorno il dissesto della pavimentazione realizzata con mattoni in terracotta che, oltre a sfaldarsi per opera del calpestio e degli agenti atmosferici, presenta dislivelli di intere sezioni in continua progressione che potrebbero causare rovinose cadute agli utenti della scalinata. Questi difetti non sono dovuti alla casualità ma ad una commistione di cattiva progettazione, materiali scadenti e messa in opera di dubbia qualità. Ora mi chiedo: nel rimpallo delle responsabilità, di chi è la paternità di questo scempio? Chi è il progettista? La Pubblica Amministrazione, committente, dov’era quado è stato presentato il progetto e successivamente realizzato? Non è venuto a nessuno il sospetto che una simile opera fosse come una pomposa facciata in cartapesta? Chi ha sovrainteso lo svolgimento dei lavori verificandone la qualità costruttiva e dei materiali? Il denaro pubblico è necessariamente obbligatorio spenderlo per opere autocelebrative che durino al massimo il tempo di una legislatura se non di una stagione o si potrebbe iniziare a pensare ad una variabile fin oggi ignorata: la durevolezza?
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