La mancanza di repliche mi ha lasciato perplesso

Egregio Direttore, è sempre sotto il caldo agostano che vengono fatti i bilanci dell’anno in corso ed é sempre un vero e proprio esercizio dialettico di superamento delle obiezioni diverse e di confronto democratico fai-da-te tra parenti, amici, o con la propria dolce metà, sotto l’ombrellone.Ora, mi sono ingiustamente premiato prima di agosto con un viaggio di vacanza in moto (il primo, in luglio, dopo vent’anni) in quella che fu l’originale terra dei contrasti, nella Scozia del film Braveheart, ma ho seguito con molto interesse, appena trovavo un wifi pubblico (spesso libero e disponibile senza il nome di login) le vicende che riguardano il nostro travagliato municipio. Dico ingiustamente perché ho scoperto che in terra nostrana come nelle Highlands del Medioevo, gli scontri non si chetano. Leggendo la lettera del Presidente Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Lodi rivolta al Presidente del Tribunale di Lodi, personalità che mi stimo conoscere e dalle quali mi onoro di imparare nell’esperienza della mia professione, mi sarei aspettato che qualcuno, che non fosse del clan dei McLeod o dei McDonald avesse un’opinione aperta come è stato per la lettera. È vero, ho chiesto ad un amico in politica a che punto era la critica, nel dubbio di avere perso dei pezzi della storia importanti e che, emotivamente leggendo dai titoli del giornale, avevo pensato di iscrivermi ad un ordine di un’altra città. La risposta che nessuno aveva replicato a tale roboante intervento, mi ha lasciato perplesso. Io non sono nessuno, e non vi nego che, inizialmente, ho avuto paura di questo silenzio ecumenico, mi sono chiesto quanto vi possa essere, in assenza di spettroscopia dell’indagato, di politico nel tecnico o di tecnico del politico, in percentuale. Nonostante sia impossibile, e qui sta un altro paradosso, distinguere o disapplicare le responsabilità penali da quelle politiche del componente di un’azienda municipalizzata, ne ho dedotto, che l’unica cosa chiara potesse essere il colore. Sicché un tentativo di difesa, quasi «squisigoso», se non adeguatamente spiegato appare una difesa della categoria inopportuna. L’esperienza ci ha sempre insegnato che quando la qualità dell’individuo e la professione forense e non, la rilevanza della condotta penale dei comportamenti dell’individuo, viene colpita sono sempre stati i cittadini a pagarne il prezzo più caro, così ogni difesa seppur qualificata rischia di mostrare il suo lato più degenere, quello dell’eccesso.Ma non siamo spesso noi avvocati che evochiamo che i processi si devono fare nelle aule di giustizia? La risposta del mio Presidente seppur per alcuni versi potrebbe essere condivisibile introduce un tema che ritengo importante. Per quali ragioni un magistrato dovrebbe astenersi dalle valutazioni etiche applicando la legge che è anche un derivato dell’etica? Al di là delle classificazioni filosofiche, laddove il messaggio venga inteso nella sua dotta portanza, potrebbe rappresentare un punto creativo per la discussione nelle conclusioni del dibattimento dibattimento penale ma, così nella forma di littera patent rischia di creare il muro contro muro e di creare ulteriori “scivoloni”, se scivoloni ci sono stati, da parte dei Magistrati di Lodi. Mi consenta di rivolgere a costoro, l’ultima di parte di questa mia riflessione. Magistrati, uomini e donne che ho visto insieme e conosciuto durante il giuramento di una di questi, ragazzi giovani che non si flettono agli schemi di questa palude e con orgoglio spero continuino nella serenità delle loro decisioni, che in fondo condivido, quando si tratta della politica, in genere, e soprattutto di quella della nostra città.Cordiali saluti e buone vacanze a tutti

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