In ballo ci sono innanzitutto i bambini e i loro diritti

Caro direttore, la recente grande manifestazione del Family day pone degli interrogativi a cui spesso sono state date risposte sbrigative. Sulla stampa nazionale è stata accreditata l’idea dello scontro tra chi vuole diritti per tutti e coloro, cattolici soprattutto ma non solo, che difendono la famiglia tradizionale, tra chi accoglie la modernità e chi invece si ancora a un passato che non risponde più alle esigenze della vita di oggi. Chi ha partecipato al Family day ha avuto una impressione ben diversa: famiglie giovani, spesso numerose, così aperte al futuro da non temere di mettere al mondo figli. Nella drammatica crisi demografica del nostro Paese, questa è la punta avanzata, non la retroguardia della società. Cos’è dunque in gioco, perché una mobilitazione così massiccia? Non è certo l’accettazione sociale delle coppie omosessuali, un fatto ormai dato ampiamente per acquisito, né il loro diritto all’eredità o all’assistenza reciproca. In ballo ci sono innanzitutto i bambini e i loro diritti. Il dramma della condizione omosessuale crediamo sia soprattutto questo: l’appagamento della sfera affettiva porta come conseguenza l’impossibilità di generare. Non è colpa di nessuno, ma la natura ha disposto che ogni nuova vita nasca necessariamente dall’incontro di un uomo e una donna. Come è altrettanto evidente che la presenza delle due figure del padre e della madre sono fondamentali per uno sviluppo equilibrato del bambino. Nanni Moretti concludeva un suo famoso film con questa frase: «È triste morire senza figli». È la sintesi di un dramma, di un desiderio fondamentale negato. Questo dato di natura oggi viene messo in discussione, la tecnica permette di aggirare in qualche modo l’ostacolo: donazione di ovociti, fecondazione in vitro, impianto nell’utero di una donna consenziente. Tecnicamente si chiama maternità surrogata, altrimenti detto utero in affitto, perché l’aspetto economico è comunque decisivo. Recentemente è apparsa su un importante quotidiano la storia edificante di una signora americana che dietro compenso (l’articolo parlava di 40000 dollari a gravidanza), si è fatta impiantare gli ovuli di un’altra donna fecondati in vitro con il seme di due omosessuali italiani, partorendo loro due figli. «Io ho solo fatto il forno» ha dichiarato. Evidentemente i bimbi erano le pagnotte. Ecco, il bimbo-merce è ciò che in ogni modo dovremo evitare. Come pure ci pare una violenza insopportabile profittare di donne in stato di bisogno per usarle come “forno“. Sono battaglie che in altri tempi avrebbero visto in prima fila le forze politiche che della difesa dei deboli fanno la loro bandiera. Oggi incredibilmente non è così. A vincere nel pensiero comune dominante è la libertà del desiderio. E poi lo fanno tutti, l’Europa c’è lo chiede! Ogni argomento che contrasta il mainstream suona vecchio, non al passo con i tempi. Invece una buona legge non può non tener conto delle evidenze della nostra natura e dei diritti dei bambini e delle donne. Perché le leggi tendono per loro natura a modificare nei cittadini la percezione di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. La storia è piena di esempi tragici. Se passa l’idea che i figli sono un diritto, tutto ciò che si può fare per ottenerli diventa giustificato.Ci appelliamo quindi alla coscienza dei legislatori: non prevalga anche su questi temi la logica di schieramento ma un principio di realtà, che tenga conto più dei fatti che delle ideologie alla moda.

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