Il viaggio della legalità in Sicilia non riuscirò a dimenticarlo

Sono uno dei fortunati che ha avuto la possibilità di partecipare al viaggio della Legalità svoltosi dall’1 al 3 aprile scorso in Sicilia. Un viaggio che mi ha lasciato un segno che difficilmente riuscirò a dimenticare.

L’emozione di aver ascoltato a Palermo in un’aula all’interno del Tribunale personaggi come il Magistrato Antonio Ingroia, oppure di essere seduto sul pavimento della casa di Peppino Impastato a Cinisi ucciso dalla mafia (come non ricordare il film 100 passi) e aver ascoltato dalla bocca del fratello Giovanni Impastato e Rita Borsellino la sua storia e quella della loro madre che invece di piegare la testa ha deciso di chiedere fino all’ultimo giorno della sua vita a gran voce Giustizia (cosa che purtroppo non hanno ancora avuto), mi ha catapultato in una realtà che ho sempre sentito dire, magari visto in televisione ma mai toccato con mano.

Inoltre essere andati a Palermo nel quartiere Zen o a Corleone o a Monreale ad incontrare persone che ogni giorno tentano di portare la cultura della legalità all’interno di realtà estremamente difficili dove l’illegalità è diffusa mi ha fatto ancor più capire che questo mondo non è fatto solo di persone disposte a vendersi al primo potente che incontrano sulla loro strada.

Mille grazie a tutti questi giovani ma specialmente a queste figure femminili «mature» che anche davanti allo sconforto e alla delusione non hanno mai mollato e grazie al loro seme gettato prima o poi potremmo sperare di vivire in un paese dove la parola “riscatto” e “legalità” avranno più significato di mafia e sudditanza al potere.

Per ultimo un sentito ringraziamento ad Andrea Ferrari e Laura Tagliaferri per aver organizzato il tutto dandoci la possibilità di vivere un’esperienza indimenticabile.

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