Il risveglio da un incubo che pareva essere ormai distante

Vent’anni. Sono trascorsi vent’anni da quel tragico sabato pomeriggio del 23 maggio, quando la “mano” assassina di “Cosa nostra” azionò il pulsante di quel telecomando facendo brillare cinquecento chilogrammi di tritolo, posizionato sotto un canale dell’autostrada A29, nei pressi dello svincolo di Capaci a pochi chilometri da Palermo. In quel tragico evento, che scosse come non mai le coscienze di noi italiani, persero la vita il magistrato antimafia Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre Agenti della Scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo ed Antonio Montinaro. Uomini ed Agenti della Polizia di Stato. L’indignazione, per quanto accaduto, portò migliaia di cittadini, non solo della Sicilia, a manifestare per le vie e le piazze delle nostre città. Con marce e fiaccolate, gridavamo il nostro disdegno per quanto accaduto. Ma, solo cinquantasette giorni dopo, esattamente il 19 luglio 1992 in via d’Amelio a Palermo un altro attentato, di matrice terroristico/mafiosa, fece tremare il nostro Paese. Qui, persero la vita il giudice antimafia Paolo Borsellino e la sua Scorta Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina, Claudio Traina ed Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e a cadere in servizio). Ancora una volta, presi da grande commozione e sdegno abbiamo seguito, silenziosi e in divisa, lunghi cortei. A solo un anno di distanza, da questi tragici e funesti eventi, la mafia tornava a colpire impietosa: nella notte fra il 26 e 27 maggio 1993, a Firenze, veniva fatta esplodere un’autovettura che passerà alla storia come la strage di via dei Georgofili. Nell’immane esplosione persero la vita cinque innocenti e quarantotto furono i feriti. Credevamo che fosse finita, ma ci sbagliavamo. In una afosa serata del 27 luglio ’93, altri due attentati mafiosi scossero come un terremoto le città di Roma (le chiese di San Giovanni Laterano e San Giorgio al Velabro) e Milano, via Palestro. In quest’ultimo, persero la vita cinque persone (tre Vigili del Fuoco, un Agente della Polizia Municipale e un cittadino straniero che dormiva su di una panchina). Oggi, il risveglio da un incubo che pareva essere distante anni luce. In un attimo, siamo ripiombati nell’incredulità e nello sgomento di quei ricordi: ore 07.45, quando di fronte all’Istituto Professionale “Morvillo Falcone” (forse è solo un caso) di Brindisi si è scatenato l’inferno. Tre bombole di gas, piazzate all’interno di un raccoglitore di rifiuti, venivano azionate da un innesco (forse un timer o un telecomando a distanza). La violenta esplosione uccide una giovanissima studentessa di sedici anni Melissa Bassi e ne ferisce altri sette. La matrice dell’insano gesto è incerta: chi parla di gesto di uno squilibrato, chi di un atto di criminalità organizzata… C’è una sola certezza, al momento: “È un vile attacco ad uno dei simboli che storicamente dovrebbe essere la fucina del futuro dei nostri figli, la scuola”. Un luogo “Sacro”, come lo ha definito il nostro Segretario Generale Nazionale SIAP Giuseppe Tiani, violato da una mente assassina. Mai, prima di ieri, era stato compiuto un attentato ai danni di ragazzi e di una scuola che a memoria d’uomo si ricordi. Come Uomini e come Poliziotti, fedeli servitori dello Stato, siamo davvero sconcertati, increduli di fronte a tanta inaudita violenza. Il nostro “bel Paese” sta vivendo, forse, uno dei momenti più bui di questi ultimi vent’anni: una profonda crisi economica e sociale, soprattutto, che sta sfociando in volgari attentati. Essere poliziotti, far parte di questo Sistema, ci dà voglia e desiderio di guardare avanti per garantire un futuro migliore ai nostri cari. Per questo, ogni giorno, noi, forze di polizia, siamo chiamati ad un arduo compito: garantire la Sicurezze nelle città. Questo, nonostante i tagli apportati al Comparto Sicurezza che ci hanno privati di mezzi e strutture per contrastare il fenomeno delinquenziale sia esso di natura criminale che terroristica. Il SIAP, Sindacato Italiano Appartenenti Polizia, dalle pagine di questo quotidiano esprime solidarietà e grande indignazione per i fatti di cronaca di questi ultimi giorni e di questo ultimo ventennio, sicuri che tutta la cittadinanza possa essere a noi solidali, come noi ogni giorno cerchiamo di essere vicini, con la nostra presenza sul territorio, a tutta la collettività.

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