Il connubio tra interessi privati e distruzione della storia

La nuova costruzione che inizia a vedersi a Melegnano in Largo Crocetta tra le vie C. Battisti e via S. Martino è una profonda mancanza di rispetto alla storia e all’antropologia di Melegnano. Un perfetto connubio tra interessi dei privati e l’ennesima distruzione di storia locale. Italia Nostra Onlus, unitamente all’associazione per il Parco Sud e Legambiente si era già espressa nel tentativo di evitare l’abbattimento della struttura esistente, simbolo di un quartiere antico sviluppatosi con una forte componente illuminista e caratterizzante della città di Melegnano. Già l’abbattimento fu un grande errore. Ora questa nuova costruzione ha definitivamente cancellato il profilo importante che aveva “la crocetta” nel far cogliere l’aspetto etnoantropologico del quartiere “Borgo”, della storia risorgimentale che passò anche in queste vie e in queste case di Melegnano (ad esempio la morte dello scienziato Carlo Porro e la detenzione, da parte degli austriaci, di Filippo Manzoni, figlio di un tal Alessandro) e che nessuno potrà più cogliere. Aspetto che era caratterizzato dai profili delle abitazioni, dalla presenza della “Crocetta” (quella colonna di granito che nessuno ormai nota più che fu voluta da San Carlo Borromeo insieme a quella che un tempo era posta di fronte alla basilica di San Giovanni) e dal grande affresco votivo (o ciò che ne rimaneva) all’ingresso di via San Martino. Questa costruzione caratterizzava, anche per la sua posizione geografica, tutto il quartiere, emblema civico del “sistema “Borgo”. È stata irrimediabilmente distrutta, cancellata, una storia che non si potrà far tornare, per ricordare a chi entra a Melegnano che 200 metri più avanti c’è un castello vero, “una torre che richiama le altre”. Perché? Melegnano non è solo il Castello, ma, come ogni altro paese è intriso di una storia che, anche se non è fatta tutta di Dame, Cavalieri e Papi, ha quel squisito aspetto etnoantropologico che entra più profondamente nel vissuto della quasi totalità della gente e che è quell’aspetto fondamentale che trasforma dei semplici abitanti in una comunità. Si costruiscono nuovi palazzi, ma si distrugge ciò che costruisce profondamente l’identità di una comunità, cioè ciò che abbiamo ereditato dai nostri padri. Dov’è il progresso in questo? Forse nel distruggere la continuità storica e stilistica del Borgo per alzare i profili dei tetti, aumentare volumetrie. In nome di quale aspetto del bene collettivo? Non è ora che chi di dovere si decida a trovare una soluzione, per rimpinguare le casse comunali, che non siano oneri di urbanizzazione? Ma la residenza “Claudia”(così si chiama il nuovo complesso turrito) non è l’unica situazione di questo tipo, basti pensare a Palazzo Visconti Litta di Riozzo che ospitò addirittura il Granduca Paolo Petrovich (lo Zar Paolo I) “valorizzato” nel 2008 con l’abbattimento o l’assalto alle cascine del sud Milano e in particolare di San Giuliano e la loro “riqualificazione”(?!) sotto gli occhi di tutti. Ciò che abbiamo ereditato dai nostri padri e i nostri beni storici, seppur minori, seppur non meta di turisti (solo perché noi non siamo capaci di comprendere ciò che abbiamo), meritano più rispetto del minimo previsto dalla legge, legge che comunque, tra i dodici principi fondamentali della costituzione, (esattamente all’art. 9) dice: “La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.

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