I profughi distribuiti in 25 Comuni: e gli altri 36 perché non ne hanno?

Gentile direttore,

leggo sul “Cittadino” di questa mattina che dalla Prefettura di Milano è arrivata la conferma che l’ex stazione radar dell’Aeronautica militare di Peschiera Borromeo è stata deputata ad ospitare una tendopoli per un numero di migranti molto superiore alle previsioni iniziali: si parla addirittura di trecento richiedenti asilo. Sarà una situazione ingestibile.

A indispettire i sindaci sono le modalità con le quali i profughi vengono distribuiti. Mi riferisco anche a quanto avviene nella provincia di Lodi, dove non è possibile che la Prefettura “regali” profughi a chi ne ha già sul proprio territorio, mentre altri Comuni sembrano essere intoccabili.

A mio modo di vedere la suddivisione dei profughi deve essere fatta in due modi. Anzitutto andando ad interessare i Comuni che non hanno ancora accolto alcun richiedente asilo nei propri confini municipali. Pare siano “solo“ 25 i Comuni del Lodigiano che ospitano i 700 profughi del territorio. Ma i Comuni della Provincia di Lodi non sono 61? E tutti gli altri 36? Sono forse intoccabili? E poi il secondo modo è collegato al numero degli abitanti che risiedono nelle singole comunità. Se Lodi ha un quinto degli abitanti di tutto il territorio provinciale, si prenda un quinto dei 700 profughi. E Casalpusterlengo quanti ne ha? E Codogno? E Sant’Angelo?

Distribuirli senza tener conto di questi aspetti è profondamente ingiusto, come è demenziale l’atteggiamento utilizzato talvolta dal ministero dell’interno, che “regala“ 70 profughi a tutte le Province italiane, 70 a testa, come se la provincia di Aosta avesse tanti abitanti come la provincia di Milano o quella di Roma. Anche in questo caso, nel Lodigiano la suddivisione deve essere fatta in modo proporzionale.

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