I nostri allevatori sono davvero a rischio sopravvivenza

Sul latte troppi errori. Sbagliano gli attori della filiera in una guerra assurda per salvaguardare le proprie rendite, con il solo risultato di far chiudere le stalle e di penalizzare le produzioni casearie made in Italy. Ma sbaglia anche l’Unione Europea a non mettere in campo misure incisive per superare l’attuale stato di crisi.Il dato certo è che c’è più latte sul mercato in Europa e ce ne sarà sempre di più, con un aumento dell’11-13% nei prossimi dieci. Se coniughiamo questa situazione di mercato a quella della riduzione dei consumi, si comprende come la filiera lattiero-casearia sia davvero a rischio sopravvivenza.Siamo i primi ad aspirare alla competitività dei nostri allevatori e della filiera lattiero-casearia tutta, ma per raggiungere questo risultato servono aggregazione, autoregolamentazione e rapporti di filiera chiari e rispettosi di tutti gli attori. Il banco di prova sarà la definizione del nuovo prezzo del latte e ci attendiamo da trasformatori e responsabili della grande distribuzione proposte responsabili.Per parte nostra, gli allevatori devono impegnarsi nell’aggregazione per superare le debolezze strutturali. E Agrinsieme, la realtà che riunisce Confagricoltura, Cia, Copagri e Cooperative, ha ricordato come la più grande associazione delle organizzazioni di produttori di latte (AOP Latte Italia) nata da poco rappresenti meno del 10% del latte italiano; ciò mentre pochi trasformatori gestiscono oltre la metà del mercato.Entrando nello specifico dei rapporti con la Grande Distribuzione, Agrinsieme ha affrontato l’annoso problema delle promozioni nei supermercati che penalizzano ancor più gli allevatori, ma anche l’industria, costretti a fornire prodotto a quotazioni non remunerative.Innanzi tutto bisogna chiedersi qual è l’obiettivo da raggiungere. O promuoviamo in genere il consumo di latte e prodotti lattiero-caseari oppure valorizziamo l’italianità. Ma cos’è il prodotto italiano? Quello ‘fatto’ in Italia o quello che perviene da latte ‘munto’ in Italia?Sulle DOP/IGP non ci sono problemi: la certificazione è chiara e la promozione può essere valida ed efficace, anche se va pianificata e indirizzata a seconda delle capacità produttive e degli sbocchi di mercato nazionali e/o esteri. Ma sui prodotti non certificati, cosa promuoviamo e valorizziamo?Nelle logiche di filiera va superato il modello del passato di tirare da una parte o dall’altra una coperta che è inevitabilmente troppo corta. Così, anche il governo faccia la sua parte. Attendiamo ancora il varo e l’attuazione del decreto ministeriale del Ministero alle Politiche Agricole per usare le risorse del Fondo per gli investimenti nel settore lattiero-caseario fissato con la legge di Stabilità del 2015, per cui è rimasto un finanziamento che è stato dimezzato rispetto ai 108 milioni iniziali.

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