I conti in rosso della fiera, una cattedrale nel deserto

Egregio direttore, mi aspettavo di leggere, nel messaggio di fine anno del sindaco di Lodi Uggetti, che «Il Cittadino» ha pubblicato il 31 dicembre, un riferimento esplicito alla fiera di Lodi, che, a quanto pare, ha costantemente i conti in rosso e si dice che i suoi bilanci siano diventati un pozzo senza fondo. Se poi uniamo al deficit della fiera quello del Consorzio di formazione professionale di Casalpusterlengo che, se le cifre rese note dal «Cittadino» sono altrettanto vere, ha un buco di un milione di euro, non c’è da stare allegri. Ma sono impazziti i nostri politici? E chi metterà mano al portafoglio per pagare queste due macchime mangiasoldi?Ha forse ragione chi sostiene che l’intera classe politica italiana, compresa quella lodigiana, deve essere rottamata? Perché, egregio direttore, su «Il Cittadino» non affronta questo argomento?

Gentile signor Doldi, quando - il 23 maggio 2009 - inaugurarono la fiera di Lodi, io a quella cerimonia non volli metterci piede. Scrissi quel giorno, sulla prima pagina del «Cittadino», che l’intervento doveva costare 5 milioni e mezzo di euro, ma alla fine era arrivato quasi al doppio: più di 9 milioni di euro. E aggiunsi: «L’opinione pubblica lodigiana è sempre rimasta sconcertata per l’impennata dei costi, e rimane dubbiosa su come potrà essere sfruttato appieno un polo fieristico che fino ad oggi si è rivelato un pozzo senza fondo. Ci auguriamo che questo pozzo venga chiuso al più presto, perché se continuerà a ingoiare denaro come ha fatto fino ad ora, chi l’ha voluto dovrà moralmente risponderne davanti ai lodigiani».Ci siamo chiesti a più riprese il significato di un polo espositivo a poche decine di chilometri dalla fiera milanese di Rho-Pero, che è la più grande d’Europa e con il suo centro d’attrazione sta mettendo a dura prova i profitti dei poli fieristici di Parma, Cremona e Verona. Ci auguravamo che questi conti fossero stati fatti, e che avessero messo a punto fin da allora un programma in grado di far crescere il polo fieristico di San Grato, impedendogli - almeno - di perdere altro denaro. Nel corso dell’inaugurazione chi aveva voluto la fiera ci smentì pubblicamente, facendo dichiarazioni che si sono rivelate pure falsità. Ora tutti i protagonisti di quella stagione veleggiano verso altri lidi, dimenticandosi della fiera e del buco che vi hanno lasciato. Da parte nostra auspicavamo che i soldi pubblici venissero utilizzati con più cautela e più morigeratezza. E scrivevamo - «a chiederlo non siamo solo noi, ma le quattromila famiglie del Lodigiano che hanno un componente in cerca di lavoro, licenziato, in mobilità o in cassa integrazione».A distanza di quattro anni i conti in rosso della fiera si sono allargati, e i disoccupati del Lodigiano - dal 2009 a oggi - sono passati ahimè da quattromila a ventimila.

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