I bersaglieri di Lodi si facciano carico di riportare il decoro nel famedio

La situazione nella quale giace il famedio della città di Lodi è spaventosa. Come avete scritto sul “Cittadino” alcune settimane fa, le lapidi dei lodigiani più illustri sono sprofondate nell’umidità, tra i cunicoli della storica struttura di viale Milano: i muri scrostati per le infiltrazioni, il soffitto completamente rovinato, il pavimento segnato. Attualmente vi sono ospitate le spoglie del dottore in fisica Giovanni Gandini (1843-1907), del maestro del diritto Carlo Francesco Gabba (1835-1920), dello scienziato Paolo Gorini (1813-1881), del generale Saverio Griffini (1802-1884), prima medaglia d’oro del risorgimento italiano), dell’abate Luigi Anelli, storico e patriota (1813-1890). Dato che il comune di Lodi (e mi riferisco alle ultime dieci amministrazioni comunali) non sembra voglia minimamente interessarsi della situazione del famedio cittadino, mi permetto di lanciare un appello all’unica realtà che può lanciare una sottoscrizione pubblica per riportare il famedio non dico agli antichi splendori, ma almeno in una situazione di pulizia e di decenza: l’associazione bersaglieri di Lodi.Ho appreso che i bersaglieri hanno realizzato in Lodi un Museo ricchissimo di documenti, ho notato che sono stati capaci di costruire un monumento dedicato ai fanti piumati. Leggo sulle pagine del “Cittadino” di tutte le manifestazioni e le iniziative di cui si sono fatti carico. Ebbene: l’associazione bersaglieri faccia in modo che il degrado del famedio di Lodi abbia fine. Attraverso “Il Cittadino” lancino un appello a tutte le persone di buona volontà e raccolgano la cifra necessaria a rendere il famedio qualcosa di decoroso. Saranno ricordati nei secoli a venire.

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