Ha fatto della propria arte un ponte tra le creature e Dio

Eclettico nella sua versatilità artistica di pittore e scultore Felice Vanelli ha pure fatto dell’affresco uno dei momenti più significativi della sua carriera professionale. Dire come abbia vissuto tutta la sua esistenza facendo dell’arte una compagna fedele ed insostituibile non è per nulla azzardato poiché ad essa ha dedicato intelligenza e passione, il valore d’una responsabilità che lo eterna nel tempo.Avvalendosi, altresì, d’una sottile sensibilità compositiva ha plasmato l’emozione in una serie di lavori, soprattutto religiosi, collocandoli nel contesto d’una preghiera umana e dolente, del fine ultimo d’un desiderio personale, non soffocato dalla materia, ma elevandone la consistenza alla meditazione d’un credo che spiritualizza ed eleva l’anima. Non da meno, va detto, come la stessa pittura riverberi volti e figure nella traiettoria di immagini che riflettono la suggestività dell’impressione, quando non divengono “momenti” di naturale serenità contemplativa alla luce di esperienze fatte ed incamerata nell’animo.Se poi la forza dell’azione imponeva altre scelte ecco la scultura domandare la sua presenza con opere d’alto livello esecutivo nella consapevolezza d’una rigidità caratteriale che assai bene si confaceva alla sua sensitività d’uomo e d’artista.Di certo non è da sottovalutare come Felice Vanelli abbia impresso ad ogni suo lavoro l’efficacia d’un contenuto, profondamente intellettivo, tutta la purezza d’un segno, intriso di umiltà e pazienza, ma specialmente “il silenzio” d’una coscienza innamorata di perfezione e dolcezza.Dolcezza e perfezione abbraccianti, pure, attimi di pausa ed interrogativi inquietanti, sollevati sempre, dall’interiorità d’un animo, nel suo provarsi e confrontarsi con una disciplina che lo aveva chiamato al suo servizio.Ancora una volta la cultura perde uno dei suoi figli migliori, una persona, un autore che ne sublimava ogni pur minimo lato nella freschezza d’un sentimento sovrano ed onesto, e seppure la dipartita è grave e dolorosa, pensare, adesso, Felice Vanelli nella luminosa schiera degli “eletti”, pianifica e rasserena il nostro pianto, l’assenza definitiva d’un “maestro” che ha fatto della propria arte un ponte d’unione fra le creature e Dio.

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