Greenpeace contribuisce alla morte

dei bambini

“Quante persone povere in tutto il mondo devono ancora morire prima che questo sia da noi considerato un «crimine contro l’umanità»?

Si chiude con questa domanda l’appello che oltre un centinaio di ricercatori scientifici di tutto il mondo ha rivolto a Greenpeace ed alle organizzazioni che vi fanno riferimento in merito alla campagna contro l’utilizzo del Golden Rice, riso arricchito geneticamente di vitamina A necessaria a salvare la vita di centinaia di migliaia di bambini che soffrono e muoiono ancor oggi, nei Paesi più poveri o in via di sviluppo, proprio a causa della mancanza di questa vitamina.

Greenpeace, con il proprio atteggiamento intransigente nei confronti della ricerca scientifica applicata all’agricoltura, contribuisce di fatto alla morte prematura di centinaia di migliaia di bambini. Una strage che potrebbe essere limitata e persino debellata grazie ai risultati conseguiti in questi anni dalla biotecnologia che è riuscita a realizzare prodotti sicuri sotto tutti gli aspetti, in grado anche di migliorare in maniera decisa la vita delle persone.

L’appello dei ricercatori va anche più in là, facendo riferimento alla necessità che le organizzazioni che si oppongono da tempo agli organismi geneticamente modificati svestano i panni della emotività e delle posizioni ideologiche preconcette - smentite dalla ricerca scientifica stessa e dagli organismi deputati al controllo degli alimenti - riguardo i prodotti migliorati attraverso le biotecnologie.

Perché occorre che ci si lasci alle spalle una cultura ideologica che non ha più senso alla luce delle ultime acquisizioni ?

E’ presto detto.

Il piano agricolo e alimentare delle Nazioni Unite prevede, infatti, che debbano essere raddoppiate entro il 2050 le produzioni di alimenti, mangimi e fibre per riuscire a soddisfare le esigenze di alimentazione della popolazione mondiale, in costante crescita.

Per farlo, l’aiuto delle tecnologie in agricoltura diventa una necessità ineludibile alla quale non ci si può sottrarre, pena il non riuscire a sfamare tra qualche anno milioni di persone.

Non solo; si tratta di migliorare sempre più gli alimenti che riusciamo a produrre, rendendoli meno dipendenti dalla chimica e più autonomi rispetto alla risorse primarie: acqua e terra.

Le agenzie di regolamentazione e gli istituti scientifici preposti, d’altra parte, hanno ripetutamente certificato che i cibi migliorati attraverso le biotecnologie sono altrettanto sicuri – se non più sicuri - di quelli derivanti da altri metodi di produzione.

Ecco perché è necessario far sì che gli agricoltori possano aver accesso a tutti gli strumenti della biologia moderna ed in particolare alle sementi migliorate tramite le biotecnologie per svolgere in maniera efficace il loro compito storico: garantire a tutti una alimentazione adeguata.

Anche nel nostro Paese occorre superare resistenze nei confronti delle biotecnologie e degli Ogm che non hanno più ragion d’essere e che rischiano di penalizzare l’intero comparto produttivo, con inevitabili conseguenze sulla capacità dei nostri agricoltori di contribuire all’alimentazione mondiale.

Nel Lodigiano, che ospita un centro di eccellenza come il Parco Tecnologico Padano – oggi in gravi difficoltà finanziarie - il danno sarebbe duplice: non consentire agli agricoltori di aumentare e migliorare le loro produzioni, sprecando nello stesso tempo una risorsa straordinaria come le decine di ricercatori che operano al Parco.

Si tratta di eventualità da scongiurare per il bene di tutti, soprattutto delle generazioni future!

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