Giù le mani dagli enti virtuosi

Se ne parlava da mesi, ma pare che ora, in preda al panico da manovra economica, ci siamo davvero: il Governo ha abolito le province sotto i trecentomila abitanti, un terzo circa delle esistenti, tra le quali la nostra, di Lodi, istituita nel 1992 dopo anni di lavoro per vedere riconosciuta un’autonomia sacrosanta, che deve avere un territorio storicamente e territorialmente omogeneo come il nostro. Sarebbe una scelta sciagurata, presa, questa sì (non come quelle dei recenti referendum), sull’onda dell’emotività e non ponderata, pensando al futuro.

Per il Lodigiano tornare sotto Milano, o essere accorpato ad altre province limitrofe, sarebbe uno smacco clamoroso, oltre alla vanificazione di un lavoro prezioso effettuato dalla nostra provincia negli ultimi anni, allo svilimento di un’autonomia che ci farebbe perdere capacità decisionale sul nostro territorio, che rischierebbe di essere preda di interessi speculativi di ogni tipo, che già l’istituzione provinciale ha fatto fatica a tenere lontano nei suoi pochi anni di esistenza. Oltre alla perdita di servizi utili per i cittadini, ovviamente.

Sarebbe una scelta presa in linea con lo spirito del federalismo, tanto sbandierato, e mai veramente realizzato da questo Governo?

Perché non si aboliscono le province e tutti gli enti locali non virtuosi, invece di penalizzare enti come il Comune di Lodi, che hanno i bilanci in ordine?

Che senso ha abolire province sotto i trecentomila abitanti, ma con un’utilità maggiore a quelle con più abitanti? Pensiamo a capoluoghi come Sondrio, isolati in territori lontani da altri centri maggiori, più abitati. Non sarebbe allora meglio abolire le province delle grandi città? A cosa servono le province di Milano, Roma, Napoli, Torino, Genova, etc.?

Invece di abolire le province aboliamo, allora, le Prefetture, enti ormai sorpassati, costosi, inutili, retaggio di un’Italia del passato, centralista, di regime, fascista, longa manus del governo centrale nei territori.

Che bisogno c’è di avere prefetti e prefetture nelle nostre province? Per organizzare i festeggiamenti per il 2 giugno o per i 150 dell’Unità d’Italia? Per coordinare i poteri locali? Siamo capaci anche da soli, e sono in grado le forze dell’ordine presenti sul territorio e gli amministratori locali, scelti dal popolo.

Dall’abolizione di tutte le prefetture italiane, non solo quelle delle province sotto i trecentomila abitanti, si potrebbe avere un risparmio, credo, maggiore.

Quindi, non abolite le province, ma le prefetture, e date, anzi, le attuali competenze delle prefetture alle province.

Ovviamente, in mezzo a questa ondata di tagli, non si parla ancora di provvedimenti, che si potrebbero fare domani mattina, come il dimezzamento del numero dei parlamentari, il taglio dei loro stipendi, pensioni e vitalizi e di tutti i loro privilegi. Questi sì potrebbero essere tagli che non tolgono autonomia e potere alla democrazia.

Il Governo, con questa manovra, vuole far pagare ai cittadini, e alle istituzioni virtuose e utili, gli sbagli, perpetrati da anni, a livello mondiale e locale, dal mondo iniquo della finanza, delle banche, del capitalismo, degli amministratori e cittadini corrotti, che ci ha portato alla crisi. I danni di questa crisi devono essere pagati da chi l’ha causata: gli evasori fiscali (grandi e piccoli), gli speculatori, la criminalità organizzata, i corrotti, i parassiti, chi si è costruito patrimoni con la frode e lo sfruttamento, chi ha portato patrimoni all’estero, chi ha fatto crescere le disuguaglianze e le ingiustizie sociali, invece di combatterle, e ha premiato, anzi, i disonesti; e le risorse recuperate devono essere restituite alla collettività.

Se il Governo pensa, come al solito, di farla pagare a quelli che hanno sempre contribuito al bene comune, pagando le tasse e non solo, alla povera gente o al ceto medio, oppure, come sembra, pensa di rovinare gli enti locali e obbligarci a privatizzare e svendere i nostri beni comuni pubblici (i servizi essenziali per i cittadini, patrimonio di tutti noi), a livello statale e locale, ai soliti noti, che si arricchiscono alle nostre spalle, togliendoci l’efficienza dei servizi di proprietà comune, si sbaglia di grosso.

Non staremo a guardare, come abbiamo già fatto.

© RIPRODUZIONE RISERVATA