Foroni appoggia un progetto anacronistico e barbaro

Gent.mo dottor Pietro Foroni, presidente della provincia di Lodi, attraverso la stampa locale e i numerosi manifesti affissi sui muri di Lodi che riguardano il Convegno in programma il 31 maggio dal titolo “Famiglie rurali: le nuove sfide del lavoro agricolo e la responsabilità per il creato” ho notato la presenza del suo nome tra i relatori. Premesso che gli organizzatori avranno certamente valutato con attenzione le autorevoli personalità da invitare, mi permetto comunque di fare qualche osservazione. Inizio dalla prima parte del titolo: “Famiglie rurali: le nuove sfide del lavoro agricolo …” questo sottintende che “ci sia” un lavoro, nel nostro caso agricolo. Quindi l’argomento dovrebbe riferirsi a quelle famiglie rurali che con sacrifici e costante impegno, senza limiti di orari e giornate, scelgono di vivere una vita un po’ fuori dalle normali esistenze della maggior parte della popolazione. Molto spesso tutti i componenti di queste famiglie, dai grandi ai piccoli, sono in qualche modo coinvolti nell’attività agricola da averne fatto una scelta di vita che non cambierebbero con nessun altra. Mentre i padri hanno impegnato il guadagno di una vita fatta solo di sacrifici per acquistare fabbricati e terreni e garantire così una certa sicurezza nel lavoro e un cammino dignitoso alla famiglia.

Seconda parte del titolo: “…e la responsabilità per il creato”. Qui non si deve necessariamente essere famiglie rurali, la responsabilità per il creato spetta a tutti ed è un dovere, indipendentemente dall’età, dalla professione, dai compiti che ognuno di noi ha.

Sono certo che il Presidente conosce molto bene il lodigiano, anche per la posizione rappresentativa di tutto il territorio che ricopre. Certamente conosce la millenaria storia di questa terra fertile, ricca di acque, lavorata metro per metro da generazioni di uomini che hanno contribuito a farla diventare unica in tutto il continente europeo. Ancora oggi studiosi delle nazioni europee, e non solo, vengono in visita da noi per cercare di scoprire i segreti di questa “ricchezza” che fornisce con generosa abbondanza i suoi prodotti di qualità impareggiabile quale materia prima per l’alimentazione. Poi, non ultima, la bellezza delle nostre terre con i campi coltivati, i prati verdi, i filari di alberi, le rogge ricche di acque, stupende rappresentazioni naturali plasmate dagli uomini come lode e ringraziamento a Dio per il dono del creato.

Sappiamo però che Lei in più occasioni ed anche in modo convinto ha difeso e sta difendendo l’insediamento di un’infrastruttura che si chiama tem (tangenziale est esterna Milano), che altro non è che un’opera speculatrice e devastatrice del territorio lodigiano, del sud e est milanese.

Speculatrice: perché fatta solo per ricavare profitto (visto che si incassano i pedaggi) dalle società interessate a realizzarla. Devastatrice: perché cancella per sempre una consistente parte del territorio verde e agricolo della nostra zona, portando solo nuovo e pesante inquinamento atmosferico, sonoro, visivo.

Il passaggio di questa autostrada costringerebbe centinaia di aziende agricole a conduzione familiare a ridimensionarsi o addirittura a chiudere per sempre, lasciando nel vuoto più assoluto di obiettivi e di interessi quelle stesse “famiglie rurali” che il convegno associa alle “nuove sfide”.

Famiglie intere che rimangono senza lavoro, costrette a trasferirsi e a cambiare abitudini e cultura di vita.

Mentre “la responsabilità per il creato” sarebbe ignorata, calpestata, con la cancellazione di terreni agricoli di pregio, zone umide, canali di sistemi irrigui irripetibili e sconvolgimento della vita di intere comunità.

La posizione che Lei ha assunto nel tempo andando sempre più ad appoggiare questo anacronistico, autolesionistico, “barbaro” e insensato progetto della tangenziale mi pare sia in netto contrasto con le motivazioni del Convegno.

A questo punto mi domando se la scelta della Sua persona quale relatore sia coerente con gli obiettivi che gli organizzatori si sono posti. Non voglio essere polemico, ma è come se a un incontro di cicloamatori si invitasse l’autista di un Tir.

Chiudo ricordando ancora che “la responsabilità per il creato” che il credente possiede si fa preghiera e lode a Dio. Per contro il credente che non rispetta il creato si assume tutte le responsabilità, oggi davanti agli uomini (e può essere perseguibile ai termini di legge), domani davanti a Dio.

Speriamo e lottiamo sempre per un mondo migliore.

Ambrogio Bianchi

Ambientalista e libero cittadino lodigiano

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