Fatica e povertà, ma quei tempi erano davvero indimenticabili

Il tempo trascorre veloce, ma i ricordi del passato tornano sempre nel cuore. Due settimane fa ho scritto una lettera per il Cittadino riguardo alla storia dei bar e delle osterie della Città bassa; ancora oggi rivedo spesso le figlie del sig. Coppaloni, gestore del Bar “La Busa”e anche il sig. Nello Rovida della Tabaccheria. Mi riempie di gioia quando i figli dei gestori dei bar di un tempo mi ringraziano perché ho ricordato i loro genitori. La cosa più bella è stata quando il figlio del sig. Ferrari mi ha ringraziato per aver ricordato il padre, al tempo chiamato Pinetu, mostrando la foto della sua Trattoria “La mezzaluna”, effettivamente dalla foto si vede il ponte dell’Adda e Mezza Luna nel lato destro dell’insegna, prima chiamata con il nome Trattoria La Rocchetta in piazza Barzaghi dove apparivano in bella mostra la tenda da sole con la scritta, i tavoli e le sedie. Questo era il ritrovo preferito dei portalettere, dei calciatori locali e di molte altre persone che qui amavano incontrarsi nel tempo libero. Dopo il portone, dove ora ha sede la Banca Popolare, in passato c’erano due negozi, il primo vendeva articoli per caccia e pesca, il secondo era il negozio di biciclette e moto dei fratelli Dacosto. Nella zona allora c’erano ben sette negozi che riparavano biciclette e moto, a proposito ricordate le moto dell’epoca? Il famoso Paperino, il Motom aquilotto, la Guzzi, il Parilla, il Gilera. il Trotter, il Danni velosolex! Ricordo con affetto il sig. Pinetu, il quale, prima di diventare gestore del bar, aveva alle spalle una vita umile di sacrifici, essendo stato barcaiolo e straccivendolo. Della sua prima attività di barcaiolo amava ricordare come doveva dividere la ghiaia bianca da quella grigia e come si facevano le montagne di sabbia. Con orgoglio rammentava anche la sua abilità come vogatore alla veneta nel canottaggio e la medaglia di bronzo vinta nel nuoto. Il lavoro a quei tempi era faticoso; c’era chi trasportava la legna con il carretto oppure chi (detto “il giasirol”) con il triciclo portava le colonne di ghiaccio che poi venivano tagliate su misura per le necessità dei compratori. Queste attività non erano certo fonte di grande guadagno, ma a tutti era stato insegnato il rispetto per il lavoro dai propri padri, qualunque esso fosse, anche il più duro. Nel poco tempo libero che rimaneva la domenica si aspettava con ansia di giocare una partita di pallone, di incontrare gli amici al bar, di distrarsi in qualche sala da ballo o al cinema. Erano tempi in cui con semplicità ci divertivamo e la felicità era forse più a portata di mano di quanto non sia ora!

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